giovedì 29 settembre 2011

FIAT REGINA DEI SOCIAL

Le grandi aziende non lasciano mai nulla al caso... e il marketing Fiat è sempre stato illuminato ed illuminante, almeno secondo la mia personale opinione.
Michele 


In Italia il brand auto che sfrutta di più i social network per comunicare con i propri fan e clienti è Fiat, che distribuisce la sua comunicazione su blog, Facebook, YouTube e Twitter in maniera equa e sostenuta, stimolando un notevole coinvolgimento degli utenti. A testimoniarlo è il report di "Brands & Social Media" realizzato della OssCom, Centro di ricerca sui media e comunicazione dell’Università Cattolica, e Digital PR. "I social network stanno divenendo sempre di più un elemento strategico fondamentale per la comunicazione delle aziende, e nella fattispecie anche delle case automobilistiche, da sempre al centro dell’attenzione sul web", spiega Nicolò Michetti, Amministratore Delegato di Digital PR. Dalla ricerca, effettuala a marzo 2011, è infatti emerso un quadro nazionale che ha permesso di stilare una classifica delle aziende operanti sui social media che tiene conto sia dell’investimento in termini di comunicazione (come ad esempio la frequenza di aggiornamento dei profili e la loro personalizzazione), sia dell’interazione degli utenti (come attestano il numero di commenti e di like ai wall post su Facebook o i retweets su Twitter). Vediamo meglio i risultati.

FIAT PRECEDE TUTTI
Il lavoro di Fiat nella comunicazione sul web inizia con siti dedicati a modelli importanti, come quello della 500 e da ultimo quello della nuova Panda, Fiatpandatime.com, e prosegue su Facebook, Twitter e YouTube. Questo impegno costante ha premiato il brand italiano, che occupa il primo posto nella classifica del report "Brands & Social Media". Anche Lancia e Alfa Romeo appaiono molto forti nella comunicazione sui social network. Le loro posizioni sono alte e insidiate solo dalle francesi. Citroen, Renault e Peugeot sono rispettivamente al secondo, terzo e quarto posto, dove compare anche Ford. Una presenza non da poco considerando che le altre aziende non europee sono rimaste fuori perché scelgono di comunicare sui social network solo attraverso canali internazionali o pensati per l’intera Europa. E' il caso di Hyundai, Toyota e Suzuki a cui si uniscono Mercedes che ha un blog e un profilo YouTube in corso di riattivazione in questi mesi ma non aggiornati dal punto di vista dei contenuti ufficiali nel periodo scelto per l’analisi e Chevrolet che sta però avviando profili in lingua italiana. Tra le uniche straniere extraeuropee presenti sul mercato italiano con profili nella nostra lingua sui social network c'è da segnalare anche Nissan.

UTENTI MOLTO COINVOLTI
Le aziende comunicano, e gli utenti? Questi "appaiono molto coinvolti sui profili, in particolare delle case automobilistiche italiane, attivando vere e proprie forme di fandom (sottocultura formata dalla comunità di appassionati, ndr) che non si esauriscono nei social network, ma proseguono nei forum e nelle branded community, da cui originariamente provengono, come accade per Alfa Romeo che ottiene ottimi risultati sulla pagina di Facebook", spiega Fausto Colombo, direttore di OssCom. All'atto pratico vengono premiati soprattutto i marchi che decidono di "investire nel social dedicando risorse, strutturando piani di lungo termine e aprendosi al confronto con gli utenti. Nell’ottica di contribuire a costruire un prodotto migliore". E non è poco, considerando il crescente ruolo di Internet nel processo d'acquisto di una vettura, nuova o usata.


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mercoledì 28 settembre 2011

E' MOBILE IL FUTURO DELLA PUBBLICITA'

Ragazzi segnatevi questa intelligente osservazione del boss di Google Italia:  "sul mobile non si registra quel calo di richieste nel fine settimana che è invece tipico degli utenti di pc. Anzi, nel week end l’uso del mobile aumenta"...  Se a questo ci aggiungiamo la crescente diffusione degli smartphone... il finale è presto scritto. 
Michele

Tratto da Repubblica.it
Sale la febbre da mcommerce anche in Italia. E sale grazie alla convinzione, suffragata da cifre, che la pubblicità «mobile» sia il fattore di crescita più importante di tutto il complesso mondo dell’adverstising digitale. I sintomi della febbre si moltiplicano. L’ultimo è quello annunciato da Google Italia che ha organizzato per oggi lunedì 26 a Milano, alla Triennale, un workshop dedicato proprio a questo. Registrando un successo di adesioni non indifferente, visto che si tratta di un incontro di lavoro tra "professionals" del settore. Settore che ha risposto in massa: sono già oltre 500 le adesioni e si tratta ceo e cio, responsabili marketing, "decision makers" ed executive aziendali di alto livello di grandi e medie società che operano in Italia: finanza (Bpm e Unicredit, Mediobanca, American Express e Axa), editoria (Mondadori, Espresso, 24Ore), giochi (Lottomatica, Sisal, Bwin), servizi pubblici (Enel e Fs ), ovviamente le telecom (Telecom Italia, Fastweb, Vodafone) oltre ai grandi marchi del consumo. Luxottica, L’Oreal, Prenatal, Sony, Fiat, Heineken, Heinz, Costa Crociere. E l’elenco è ancora lungo.
I numeri che hanno innescato la febbre raffigurano la crescita dei ricavi del settore. «La proiezione sull’intero 2011 dei dati attuali stima per la pubblicità "mobile" un peso nei conti globali di Google circa un miliardo di dollari spiega Stefano Maruzzi, country director di Google Italia Ancora poco se si pensa che i ricavi pubblicitari complessivi di Google sono sui 28 miliardi di dollari, ma è la velocità di sviluppo a impressionare. Unita alle rilevazioni sulle abitudini degli utenti, che usano sempre di più i dispositivi mobili rispetto ai pc». Secondo i dati in possesso di Google infatti il momento culmine per le ricerche impostate da pc è intorno alle tre del pomeriggio, quindi in una fase di pausa della attività lavorative, mentre quello da mobile è alle 8 di sera, quindi da casa, in una condizione di maggiore relax e concentrazione, e togliendo crescente spazio alla tv. «In più sottolinea ancora Maruzzi sul mobile non si registra quel calo di richieste nel fine settimana che è invece tipico degli utenti di pc. Anzi, nel week end l’uso del mobile aumenta».
Questo spiega l’interesse delle aziende, e spiega anche perché a dispetto delle premesse le telecom mobili stiano ormai da tre settimane sfidandosi nell’asta per le nuove frequenze per la banda larga mobile, facendo già lievitare il valore della gara oltre i 3,5 miliardi di euro.

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martedì 27 settembre 2011

ESISTE ANCORA IL MARKETING CONVENZIONALE?

Vi riporto una domanda/riflessione proposta da Giorgio Soffiato su MarketingArena.
 
Personalmente credo che per poter uscire dagli schemi (essenza del marketing non convenzionale) sia necessario conoscere gli schemi (marketing tradizionale) e dunque ritengo che alla base di una campagna non-convenzionale di successo ci sia comunque una strategia che attinge a pieno cervello dalle dinamiche del marketing classico. Se così non fosse ci troveremmo davanti soltanto ad un bel esercizio creativo e niente più.
Michele



Con­si­dero il fatto di poter inse­gnare un pri­vi­le­gio raro, non solo per la pos­si­bi­lità di incon­trare per­sone (magari andare al cam­petto in pan­ta­loni corti potrebbe essere più diver­tente), soprat­tutto per­ché una gior­nata (in que­sto caso due) di con­fronto con per­sone intel­li­genti chiama “a nudo” sul palco della com­pe­tenza, e quindi nono­stante non sia la prima volta, e nem­meno la seconda, l’esperienza d’aula è sem­pre inte­res­sante. Mar­ke­ting non con­ven­zio­nale e web 2.0, temi forti. L’articolo del giorno ho deciso, que­sta volta, di scri­verlo. Attin­gere a mani basse dai vari mini­mar­ke­ting, taglia­blog etc.. non può sem­pre darci da man­giare, ogni tanto biso­gna pensare.
Parto con una domanda: esi­ste ancora il mar­ke­ting con­ven­zio­nale? O meglio, è mai esi­stito? Fossi figo (diceva Elio), dovrei risul­tare dida­sca­lico all’ossessione e pas­sare la mia gior­nata a scan­dire con­cetti come:
  • viral mar­ke­ting
  • ambush mar­ke­ting
  • green mar­ke­ting
  • web 2.0 (uff!)
  • mar­ke­ting mediterraneo
  • mar­ke­ting blu
  • mar­ke­ting 9.0 stra­te­gia incro­ciata 28
  • etc..
Non lo farò. Mi sono chie­sto cosa mi pia­ce­rebbe por­tas­sero a casa i par­te­ci­panti, e la mia rispo­sta è: un bri­ciolo di stra­te­gia. Se è ormai asso­dato il fatto che igno­rare il web è dele­te­rio come sur­fare a 10 minuti da un tor­nado, si comin­cia a intra­ve­dere anche la situa­zione oppo­sta: aziende che si but­tano a capo­fitto sul web con stra­te­gie senza capo e coda e lamen­tano poi risul­tati alla meglio pie­tosi. E’ obbli­ga­to­rio pen­sare a quello che si fa, e desti­nare i bud­get di comu­ni­ca­zione all’interno di un mix che tenga conto della repu­ta­zione dell’azienda, delle ven­dite, del pro­dotto etc.. ma soprat­tutto degli obiet­tivi da rag­giun­gere (...)
Pro­ba­bil­mente il mar­ke­ting non con­ven­zio­nale non è altro che un mes­sag­gio ori­gi­nale por­tato con rispetto del desti­na­ta­rio in con­te­sti non sem­pre usuali ma non per forza di inter­ru­zione, uno “show” ogni tanto che va però inte­grato in una più robu­sta ma crea­tiva stra­te­gia. Se capi­remo que­sto, potrò tor­nare a casa tranquillo..

venerdì 23 settembre 2011

GOOGLE + vs FACEBOOK

Per la serie... "meglio tenersi sempre aggiornati" ho cercato e trovato una infografica interessante sulle prime fasi di una battaglia tecnologica e sociale che si preannuncia lunga e sanguinosa.
Michele

Facebook VS. Google Plus

[Via: Single Grain]

mercoledì 21 settembre 2011

IL TESTIMONIAL POVERO ATTIRA DI PIU'

Ogni tanto gli americani se ne escono con qualche studio che promette di sovvertire il naturale ordine delle cose e la pubblicità non fa eccezione. In questa ricerca si sostiene che le persone comprino dei beni tencologici solo per non sentirsi inferiori a chi già li possiede. Voi trovate elementi di novità in questo? Tutto sommato la pubblicià ha sempre cercato di farci sentire il bisogno di acquistare qualcosa.. 
Michele 

Di Simona Marchetti
È stato il motto pubblicitario di una nota automobile di casa Lancia che giusto lo scorso anno ha festeggiato i 25 anni dalla prima uscita, nonché una vera e propria filosofia di vita per quasi tre decenni. Oggi però quel «piace alla gente che piace» non sembra funzionare più: anzi, a dar retta ad una ricerca congiunta americo-israeliana, varrebbe addirittura l’esatto contrario. In altre parole, se prima a spingerci all’acquisto di un gadget ipertecnologico come ad esempio un iPhone o un accessorio modaiolo era la vista del medesimo oggetto fra le mani di una persona di bell’aspetto e di successo, in modo da emularne fascino e carisma possedendo anche noi la stessa cosa, ora tendiamo a comprarlo non appena ci rendiamo conto che l’oggetto dei nostri desideri è posseduto da qualcuno che consideriamo inferiore a noi da un punto di vista socioeconomico. E stando alle ricercatrici Vicki G.Morwitz, della New York University, ed Edith Shalev, dell’Israel Institute of Technology, in questo caso a spingerci all’acquisto non sarebbe affatto il desiderio di emulazione, quanto, piuttosto, la paura di essere guardati dall’alto in basso da chi giudichiamo sotto di noi e la necessità così di rafforzare il nostro ego, pareggiando l’acquisto.
«CHE FIGURA CI FACCIO» - «Vedere l’ultimo gadget tecnologico fra le mani ad esempio del custode del palazzo può essere la molla che ci fa correre a comprarlo - sottolineano le due scienziate nella ricerca pubblicata sul Journal of Consumer Research - perché ci spinge a pensare: se una persona in condizioni socioeconomiche inferiori alle mie possiede questo giocattolino ed io no, cosa significa questo per la mia innovatività tecnologica?». Tradotto: che figura ci faccio? Un senso di frustrazione ed inferiorità che si pareggia però facilmente: basta comprare l’oggetto in questione e il gap è colmato. A riprova della loro tesi, le due ricercatrici hanno studiato il comportamento di alcuni studenti newyorkesi grazie ad alcuni test: in uno di questi, i ragazzi hanno mostrato molto più interesse all’acquisto di un lettore di musica digitale quando se lo sono visti raccomandare da un commesso di un negozio di alimentari piuttosto che da un uomo d’affari. E lo stesso identico risultato lo si è avuto anche in altri due esperimenti simili....
 
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martedì 20 settembre 2011

NECROLOGI ANIMALISTI A PALERMO

Ogni tanto anche in Italia si ricordano che si può comunicare anche senza l'ausilio dei poster 6x3 che peraltro inquinano e non poco l'arredo urbano di certe città. Bravi, ai creativi del gruppo Paw.
Michele 


Nello scorso weekend si sono svolte a Palermo due iniziative di comunicazione.
Il gruppo animalista Paw (abbreviazione di Palermo Animalista sul Web ma anche zampa in inglese) ha realizzato un’azione di guerrilla marketing realizzando finte chiazze di sangue con appesi i necrologi dei cavalli morti durante le corse clandestine (Varenne Jr., Cesare, Tornado, Fulmine) prima del corteo contro le gare clandestine di cavalli.






Fonte: Rosalio.it

venerdì 16 settembre 2011

7 CAMPAGNE DI GREEN ADVERTISING

Quanto mi piacerebbe realizzarne una... 
Michele 

“Il mezzo è il messaggio” affermava qualche tempo fa McLuhan, studioso delle comunicazioni di massa e sociologo dei media, ad intendere che il vero messaggio che ogni mezzo trasmette è costituito e rafforzato proprio dalla natura del mezzo stesso. Ed è proprio guardando la carrellata di esempi di pubblicità outdoor che riportiamo di seguito che ci rendiamo presto conto di quanto ancora tutto ciò sia vero ed attuale.
In particolare in tema di green advertising i mezzi utilizzati per veicolare il messaggio hanno un ruolo cruciale nel rafforzare, rendere concreto, credibile e coerente il messaggio di chi propone al grande pubblico prodotti e servizi sostenibili o porta avanti azioni di responsabilità sociale d’impresa. Proprio l’utilizzo della pubblicità outdoor,  coniugata in chiave creativa, si sposa in maniera particolarmente efficace con i messaggi green, offrendo anche essa stessa, in alcuni casi, benefici ambientali al territorio in cui viene realizzata. Come? Leggete di seguito e lo scoprirete.

Campagna Peugeot iOn
Cominciamo con un caso tutto italiano. Si tratta della campagna pubblicitaria di iOn, la prima city-car Peugeot elettrica al 100%. In collaborazione con Comune di Milano e Fondazione AEM, con i quali condivide i valori di ecosostenibilità ed ecomobility, Peugeot ha deciso di declinare alcune attività di comunicazione relative alla nuova eco-vettura in chiave “green”. Una di queste denominata “I Muri verdi di iOn per Milano”  ha visto nascere due grandi affissioni/murales posizionati in Corso di Porta Ticinese e in via San Marco completamente realizzati con vari tipi di piante che svolgono una funzione ornamentale, di depurazione dell'aria e di isolamento termico.


Il Muro Verde di iOn, infatti,  oltre a presentarci la nuova vettura, depura l’aria tramite l’assorbimento dell’anidride carbonica e la produzione di ossigeno; riduce la rumorosità, grazie alla capacità dei vegetali di assorbire onde sonore; migliora l’isolamento termico degli edifici determinando la riduzione dei consumi energetici e dell’emissione di gas serra; conserva la biodiversità; incrementa il tasso di umidità nell’aria; svolge la funzione di filtro per polveri sottili e gas. Ed ancor più positivo è che i  benefici prodotti non sono limitati solo all’edificio sulle cui pareti si trova il Muro Verde di iOn, ma a trarne vantaggio è tutta la zona circostante.

Campagna Coca Cola WWF
Sempre all’interno del filone della cartellonistica che oltre a fare pubblicità fa bene all’ambiente, troviamo il billboard ecologico che Coca –Cola Company ha realizzato a Manila nelle Filippine in collaborazione con il WWF. Il cartellone,  un quadrato con lati di circa 18 metri, si compone di circa 3.600 piante di una particolare varietà di tè, il Fukien ciascuna delle quali è in grado di assorbire in media quasi 6 kg di anidride carbonica l’anno.
Le piantine di tè sono inserite all’interno di contenitori realizzati con bottiglie di Coca Cola riciclate, riempite con una miscela di prodotti bio industriali e fertilizzanti organici. Anche il sistema di irrigazione utilizzato chiamato microirrigazione  o irrigazione a goccia  è a bassissimo impatto ambientale. Il cartellone è stato appositamente sistemato in corrispondenza di una delle strade più trafficate di Manila: ad alta visibilità quindi, ma anche ad alto tasso di inquinamento che il poster stesso contribuirà a ridurre nel corso del tempo.



Guarda le altre su GreenBiz.it

mercoledì 14 settembre 2011

ANCHE I RICCHI NAVIGANO

Oggi ho ricevuto questa newsletter  (chissà come avranno fatto ad avere la mia email ?!?!?) che stranamente ha destato il mio interesse. La posto qui sperando che qualche manager di lusso (o meglio, del lusso) si renda conto che anche per certi brand per così dire un pò fighetti è giunto il momento di confrontarsi con i social.
Michele 

 Un'ulteriore analisi sul trend del lusso realizzata da Expo Luxe  evidenzia un cambiamento nell'approccio ai prodotti di alta gamma, con un crescente interesse per Internet da parte dei consumatori quando decidono di appagare un loro qualche costoso desiderio. Così le aziende del lusso stanno diversificando sempre di più la gamma di prodotti e servizi accessibili sul web in maniera tale da soddisfare anche on-line le richieste di una clientela sempre più trasversale alla ricerca di eleganza, raffinatezza e originalità.
Chi opera nel settore del lusso ha infatti come riferimento una clientela molto mutata nel tempo: un pubblico con un'elevata capacità di spesa, ma anche un numero sempre maggiore di consumatori medi che amano concedersi un oggetto, un capo di vestiario o un accessorio costoso ed esclusivo.
Dall'analisi realizzata da Expo Luxe sulle ricerche che l'utenza di Internet effettua emerge chiaramente un enorme seguito per tutto quanto gravita intorno ai beni di alta gamma, con oltre mezzo milioni di italiani che ricercano mensilmente la parola "lusso" sul web.
Il lusso on-line raccoglie in Italia un numero di estimatori sempre più elevato, con ricerche pro-capite che sono 47 volte maggiori rispetto alla media mondiale. E Internet è diventato anche un canale privilegiato per informarsi, per registrarsi e per organizzare le visite ai "luoghi del lusso" nella vita reale.
L'interesse verso i saloni del lusso sono in crescita su Internet, in particolare quello verso il Salone del Lusso di Roma il cui sito ufficiale www.expoluxe.it registra oltre 20 mila visite mensili.

martedì 13 settembre 2011

UN BUON CRM FA LA DIFFERENZA

Se è vero che una buona strategia parte sempre da una buona analisi nessuno può prescindere da un approccio al proprio mercato fondato sullo sviluppo di un proprio CRM ben costruito e performante.
Per capire da dove partire ho trovato questo articolo interessante.
Michele  

Di Fabrizio Scatena su Manageronline.it 

Molte imprese per sviluppare relazioni più solide e redditizie con i propri clienti investono tempo e risorse nel Customer Relationship Management (CRM). Questo processo per essere veramente efficace deve poter organizzare, in modo razionale e preciso, le informazioni disponibili su i clienti da fidelizzare.
Stingere contatti con i propri clienti tramite telefonate, email, conference call e visite, sono tutte opportunità per reperire dati da trasformare in informazioni, che saranno poi utilizzate per migliorare il rapporto commerciale tra il cliente e l'azienda.
Le imprese che applicano bene il CRM di solito forniscono ai propri clienti, e in tempo reale, prodotti e servizi molto vicini alle loro esigenze, grazie alla personalizzazione delle offerte, definite sulla base della conoscenza raggiunta tramite le informazioni raccolte ed elaborate in precedenza.
Don Peppers e Martha Rogers - due guru di questo settore - descrivono un processo composto da quattro fasi che può essere applicato al CRM per migliorare le performance commerciali:
1.    Identificare i clienti attuali e potenziali
2.    Distinguere i clienti in funzione delle loro necessità e del valore per l'impresa
3.    Interagire coi clienti per migliorare la conoscenza delle loro necessità e costruire relazioni più solide
4.    Personalizzare i prodotti, i servizi e i messaggi per ogni cliente

Questo processo può portare risultati se si sceglie un approccio di Marketing personalizzato o Marketing one - to - one: una strategia di copertura del mercato nella quale l'impresa decide di rivolgersi a specifici segmenti realizzando offerte su misura per ogni gruppo di clienti. E'  facile intuire quanto sia importante, per i marketing manager e gli operatori di CRM, poter contare su informazioni molto dettagliate, e il più vicino possibili ai bisogni, desideri e comportamenti dei clienti.
Non dobbiamo dimenticarci che per un'impresa non è sufficiente soltanto acquisire un cliente, bensì coltivarlo nel lungo periodo perché si possa instaurare una relazione di fiducia e soddisfazione per entrambe.
Per questo il Customer Relationship Management è una risorsa di grande valore aggiunto nelle attività commerciali.

lunedì 12 settembre 2011

"NOI SIAMO DEGLI YES MAN"... MA ANCHE NO!

In questi giorni avrete probabilmente notato in Tv il nuovo spot della Citroen C4 che si distingue sicuramente dai soliti commercial dedicati alle automobili ma che non mi convince fino in fondo.  Tutto il film si basa su una considerazione generalista che "noi siamo degli yes man" raffigurando i consumatori come pecore incapaci di assumere posizioni e decisioni differenti da quelle imposte. Ovviamente c'è solo un modo per salvarsi da questo stereotipo apparetemente condiviso.. comprare la nuova C4.
Non so come la vedete voi ma forse si poteva comunicare la "non-convenzionalità" dell'autovettura puntando sull'importanza di "saper uscire dal gruppo" quando serve, senza necessariamente denigrare e classificare tutto il restante genere maschile come umili servitori del capoufficio e/o della fidanzata.
Michele



giovedì 8 settembre 2011

DOVE E' FINITO IL RISPETTO?

"Non c'è più rispetto" cantava Zucchero in uno dei suoi pezzi più celebri. Ebbene credo che questa frase sia tremendamente attuale nel mondo marketing-comunicazione. Forse questo mio post resterà disperso nella rete come un messaggio nella bottiglia fluttua in un fiume tuttavia sento proprio il bisogno di scrivere questa dedica.
A tutti quelli che "chiama lui/lei se interessato".
A tutti quelli che ti chiedono un progetto, lo ricevono e poi si guardano bene dal fornirti una risposta in merito lasciandoti sospeso, negandosi al telefono e chi si è visto si è visto.
A tutti quelli che indicono una gara e ridono se gli si chiede un rimborso spese.
A tutti quelli che prendono le tue idee e poi le fanno sviluppare ad altri.
A tutti quelli che " sono già a posto" senza nemmeno ascoltare. 
A tutti quelli che "fate un bel lavoro voi".
A tutti quelli che hanno paura di dirti quale è il loro budget reale e pretendono di fare le nozze con i fichi secchi.
A tutte queste persone io dico "fatevi un esame di coscienza per favore".  I consulenti, le agenzie, più in generale le società di servizio non possono sempre essere trattate come appestati da guardare con superbia e maleducazione, come qualcuno che non avrà sicuramente niente di interessante da proporre o che tanto può permettersi di perdere tempo in speculative.
Un progetto/campagna/evento ecc. non si basa soltanto sull'intuizione di un creativo  o di un "esperto di" davanti ad una bottiglia di Chianti.. servono ricerche, analisi, strategia. E solo perchè il nostro prodotto, la nostra materia prima sono le idee non significa che dobbiamo sempre regalarle al vento o svenderle al peggior offerente. 
Scusate lo sfogo...
Michele

mercoledì 7 settembre 2011

L'UNCONVENTIONAL FUNZIONA OVUNQUE?

Guardando questo video, magnifico esempio di marketing non convenzionale, mi sono chiesto:
avrebbe funzionato in una città qualsiasi? Ve li immaginate gli abitanti di Cuneo, Matera, Gorizia ecc.. alle prese con questo speaking corner.. come la pensate? Quanto incide sul successo di un'attività di comunicazione non convenzionale la location in cui la stessa si svolge?
Michele




martedì 6 settembre 2011

CONTINUA LA CRISI DEL MERCATO PUBBLICITARIO

Tanto per cambiare non arrivano buone notizie per noi che viviamo di "consigli per gli acquisti". 
Indubbiamente i dati apparsi oggi sul Sole24Ore  non sono confortanti anche se c'è da chiedersi se i gruppi editoriali stiano realmente puntando su contenuti di qualità in grado di attirare audience/sponsor e se le concessionarie abbiano fatto una seria riflessione sulle politiche di prezzo (specialmente in tv) proposte. Io continuo a nutrire dei dubbi a riguardo...
Michele 

Tra economie in declino e Borse che crollano, ci rimette anche la pubblicità. Con la virtuosa e singolare eccezione dell'online. La crisi affonda gli spot, che in Italia chiudono il primo semestre in calo del 4,2%, a quota quattro miliardi e mezzo di euro (4.451.387.000). Un risultato poco benaugurante se si pensa che, in realtà, il vero "bubbone" finanziario è scoppiato in luglio, nonostante le prime avvisaglie di tsunami, per esempio sui consumi, si fossero avvertite già in tarda primavera. In più giugno ha dovuto scontare il difficile paragone con lo stesso mese dell'anno precedente, quando i mondiali di calcio avevano gonfiato appetiti e voglia d'investire, soprattutto sul mezzo televisivo. Pubblicità business ciclico, dunque, in grado di prevedere i trend.
Male quasi tutti i media, a partire dalla carta stampata che non accenna a recuperi: il calo nel semestre è stato pari al 5,7%, per un miliardo e cento di investimenti, con la free press nazionale arrivata addirittura a dimezzare il budget, passando dai 49 milioni di euro del periodo gennaio-giugno 2010 ai 24,5 milioni dei primi sei mesi del 2011. Solo i periodici hanno limitato i danni (-1,5%).
Un andazzo che contagia la televisione, considerati anche i marchi Sky e Fox e le tv digitali, con gli spot in declino nello stesso periodo del 4,7%, per un business di poco superiore ai 2,5 miliardi di euro. Interessante eccezione l'out of home tv, la pubblicità sugli schermi di aeroporti e metropolitane, che sale invece nel semestre del 6,2% superando i 5,2 milioni, mentre la radio, oltre alla difficile congiuntura del mercato, paga ormai la lunga assenza di dati condivisi e «realistici» – scrive Nielsen in una nota – dovuta alla liquidazione di Audiradio (-9%, 227 milioni di euro).
Un capitolo a parte merita l'online. Gli investimenti su internet, superando i 300 milioni di euro senza considerare la search, continuano a crescere a doppia cifra rispetto al 2010 (+14,1%), ma anche il web a giugno ha subìto un rallentamento tanto che il +4,7% di questo mese, rispetto al giugno 2010, rappresenta una delle crescite più basse degli ultimi anni...

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lunedì 5 settembre 2011

PROFUMERIE DOUGLAS E LE BLOGGER

Venerdi 2 Settembre le Profumerie Douglas, in collaborazione con la mia agenzia, hanno invitato le blogger all' Arena di Verona in occasione della Bohéme chiedendo loro di riflettere sulla concezione di donna Bohémienne espressa dai due personaggi femminili dell'opera, Mimì e Musetta.
Ringrazio pubblicamente le Profumerie Douglas per averci dato l'opportunità di  parlare alle blogger associando al brand un contenuto di qualità, affine al posizionamento aziendale ma non strettamente legato ai prodotti e sevizi offerti.
Vi allego il comunicato stampa ufficiale e per saperne di più date un'occhiata ai blog più famosi del mondo beauty, lifestyle e moda. 
Michele

Brescia – 05 settembre 2011 – “Douglas e la donna Bohèmienne”, questo il nome della campagna in rete promossa dalle Profumerie Douglas che, affiancate dalla divisione Digital PR di Soluzione Group, hanno invitato alla messa in scena dell’opera lirica La Bohème all’Arena di Verona di venerdì 2 settembre le blogger più influenti in materia di lifestyle, beauty e moda.
Le Profumerie Douglas, sponsor della Fondazione Arena di Verona, hanno colto l’occasione di una serata di grande fascino per avvicinarsi al mondo delle blogger – oggi vere trend-setter in fatto di eventi, beauty e moda, chiamate a condividere con i propri lettori il loro pensiero sull’idea di donna Bohèmienne.
Quale trama migliore se non quella dell’opera di Puccini, in cui spiccano Mimì e Musetta - le due protagoniste femminili che in modi molto diversi incarnano la concezione di donna Bohèmienne.
Grande partecipazione e interesse si sono manifestati fin da subito alla proposta con numerose adesioni che hanno portato ben 30 blogger nella platea dell’Arena a godere dal vivo di una serata di grande fascino, mentre le altre impossibilitate ad intervenire hanno potuto seguire l’evento attraverso i puntuali aggiornamenti via Twitter – in perfetto stile 2.0.
L’agenzia bresciana, con questa nuova campagna in ambito Digital PR conferma la propria competenza e professionalità nella creazione e gestione di progetti di comunicazione in rete cogliendone le concrete e forti opportunità per ottenere il massimo consenso pubblico.


venerdì 2 settembre 2011

SE IL TESTIMONIAL NON E' GRADITO....

Per la serie "Io all'immagine ci tengo",  pagano un testimonial per non indossare i propri abiti. Forse se anche una marca così famosa si dissocia da un certo format televisivo, l'emittente dovrebbe interrogarsi  sul tipo di contenuto proposto...
Interessante strategia di marketing, peccato che ne abbiano parlato tutti!
Michele 


New York, 17 ago. (TMNews) - Di solito le star della tv ricevono lauti compensi per fare da testimonial a marchi da abbigliamento, ma a Michael "The Situation" Sorrentino, il personaggio dagli addominali scolpiti del reality show di Mtv Jersey Shore, è accaduto l'esatto contrario. La catena di abbigliamento giovanile Abercrombie & Fitch ha espressamente offerto all'attore "un pagamento considerevole" purché "indossi capi di un altro marchio".
Sorrentino, conosciuto per il suo gesto tipico di alzare la maglietta per mettere in bella mostra gli addominali scolpiti e i boxer che spuntano dai pantaloni a vita bassa, ha indossato un paio di pantaloni Abercrombie & Fitch in uno degli ultimi episodi del reality show girato a Firenze. La cosa non è piaciuta affatto al marchio di moda di New Albany in Ohio che ieri sera ha pubblicato un comunicato intitolato "Una vittoria per tutti" in cui ha chiesto a Sorrentino di non indossare gli abiti Abercrombie & Fitch."
Siamo consapevoli si tratta di uno show di intrattenimento, ma crediamo che l'associazione al nostro marchio sia contraria alle aspirazioni di A&F e potrebbe non essere gradita a nostri fan", recita il comunicato. La società ha anche esteso agli altri attori di Jersey Shore l'offerta di un pagamento per non indossare i capi del marchio e "aspetta urgentemente di ricevere una risposta".

Fonte: TMNews

giovedì 1 settembre 2011

IL PRIMO SPOT DELLA APPLE (1984)

Forse non tutti ricordano questo cimeglio dell' adv televisivo e devo dire che lo stile "think different" è già espresso nella creatività insita a questo spot. Inoltre vi segnalo un link nel quale potete vedere i migliori 10 spot targati apple.
Michele