lunedì 29 novembre 2010

DEFINIRE "BRAND" CON UNA SOLA FRASE

Vi riporto di seguito un estratto di una interessante discussione pubblicata su Linkedin nel gruppo Marketing Communication.  Fred Page, un simpatico signore della Florida, ha chiesto semplicemente questa cosa: "Definite brand con una sola frase". Ebbene, il buon Fred ha già ottenuto 753 risposte! Intanto vi pubblico le prime...

Susan Dato • an umbrella of a perceived or intended image and the promise it holds, which can be easily identified across all interactions.

Sajit Nair • its like a Idetity card of a Company, in short.. itz a symbol, charecter/s, colour, or mark that distinguishes a product or sevice, company from its competitors.
A brand provides an identity to the product/service/company.


Sharon Schwendt-Vetere • I heard someone describe as follows and thought it rang true: a brand is nothing but promise delivered”


Adam Gilsdorf • A brand has become the identity or personality of a specific product, service, or business that is made real in many forms: name, symbol, sign, color or slogan.


Chirag Kumar Gupta (The Brand Boy) • "Psycho-graphical representation of a Product or services".


Rich Miller • I agree with Sharon...a brand is a promise, a mark of trust which comforts the brand user with a familiarity and the expectation that the brand will consistently deliver a certain quality and value.


Colin Turner • Yes, a brand is promise, but also an identifier and like any promise its value comes from the reputation of the identity.


Shiv Vasisht • Fred, I'd tell my client this (sorry, it would take more that one sentence):

YOU are a brand - representing a set of values to the world through your acts and words.

YOU, the brand, were born and bred at the hands of one set of people (family, neighborhood, schooling), but stand apart as an individual from others who come from the same gene pool (sister brands of the same company).

How would YOU appear to the world if you were living to the (new) dictates of (new) people every 18 months or so (the average life of a brand manager)?

Raise your brand as you would raise your child - give her the right values, and point her in the right direction, and help her along in times of stress. Try and change her life midway or often, and you will have a confused child, unable to get along in the world - a failed brand.


Manish Gupta • "A Brand is the Face value of the Company"


Marco Monfils • Judging from the unmanageable number of comments to many related questions in some of the other groups, I'd venture to say the definition of a brand is variable and infinite.

My (conceptual) definition of a brand relates to the purpose a brand can play in support of business objectives.

B = C + AV, in the eyes of the consumer

B = brand
C = commodity
AV = added value

If we want to be specific, the formulae can be modified to include the angle of relative cost.

So,

B = C + AV (if AV >= AC), in the eyes of the company, company and stakeholder(s).

AC = added cost.



 



 

giovedì 25 novembre 2010

MEDIA TRADIZIONALE, IDEA UNCONVENTIONAL

Dunque signori e signore vi presento il teaser, o meglio a presentarvelo è una signorina che si spoglia per strada…


Ed ecco a voi un altro piccolo grande stratagemma del marketing moderno, una campagna o annuncio pubblicitario progettato per creare curiosità attorno ad un prodotto di cui viene omesso il nome, e che verrà rivelato in una campagna o annuncio successivo, instaurando un clima di interesse quasi “preparatorio” per chi ne viene a conoscenza prima di sapere l’oggetto di cui si parla.
Ma andiamo con ordine.
Qualche tempo fa ho letto di una spettacolare campagna di comunicazione ideata per un negozio di Berlino.
Per l’apertura del suo nuovo store questo brand ha sparpagliato per le strade principali della città con dei cartelloni pubblicitari.
E fin qui niente da dire.
Questi cartelloni però sono stati posizionati in modo davvero strategico, la ragazza che appare sui cartelloni è vestita di tutto punto, un poco ammiccante, girata quasi del tutto di spalle.
Ma basta fare qualche centinaio di metri nella direzione giusta, volutamente non indicata dal cartello, per ritrovare, se siamo fortunati, un secondo cartello, del tutto simile al primo, ma la cui ragazza appare senza un elemento del suo abbigliamento iniziale.
E la cosa continua così, curiosa e stimolante, più si và avanti, nella direzione giusta si direbbe, più la maliziosa ragazzetta appare denudata di altri capi.
Fino a quanto possiamo spingerci? Fino a quanto ci concederà l’avvenente figura in carta e colori?
Quanto basta per scoprire uno dei completi della nuova collezione del brand.
Perché è proprio così, la direzione giusta è in effetti quella che porta dai cartelloni allo store, un negozio di lingerie.
Insomma, la creatività del team di marketing è riuscita a stimolare la curiosità (e delle innate fantasie…) di potenziali acquirenti facendoli giocare semplicemente ad una caccia al tesoro, davvero ben architettata, seppur nella sua disarmante semplicità.
Grandissimo colpo a mio avviso, e non perché sia tremendamente di parte.

FONTE: Agoravox

mercoledì 24 novembre 2010

DARE DIGNITA' ALLE VERE "PR"

di Beppe Facchetti, Presidente Assorel.

«Si danno un appuntamento per gli affari loro, per vedersi, per uscire a cena, mica è prostituzione questa: queste sono pubbliche relazioni». Lele Mora dixit. Che fare? Ignorare questa sentenza, ripresa da tutti i media, dalle agenzie fino ad “Anno zero”? Chi per mestiere fa relazioni pubbliche può davvero sperare che, così come sarebbe giusto, non si confondano le “pubbliche relazioni” alla Lele Mora con le relazioni pubbliche, forma di comunicazione tra le più sofisticate e di qualità, oggi insegnata nelle Università e core business di aziende importanti, anche a livello multinazionale? Forse anche un po’ con autocritica, per il nostro cammino non ancora compiuto sulla conoscenza e reputazione di un’intera categoria, sentiamo allora la necessità di spiegare.
Non a caso, insistiamo tanto nel chiamare relazioni pubbliche quelle che invece generalmente vengono definite “pr”, termine che ha dignità nei paesi anglosassoni, ma da noi fa pensare ai butta dentro delle discoteche o a chi organizza relazioni molto private.
Insomma, dobbiamo essere precisi, se non altro per rispetto verso imprese che producono utili, pagano le tasse e danno lavoro a moltissimi giovani, in gran parte donne, con una diminuzione confortante della quota di precariato. Insieme alle attività su web (con incrementi fortissimi proprio delle digital pr) il settore delle relazioni pubbliche è quello, di tutto il comparto della comunicazione, editoria, tv e pubblicità in primis, che ha risposto con maggiore dinamismo alla crisi.
Un settore, dunque, che ha un ruolo importante in una società in cui lo sviluppo dipende tanto dai servizi innovativi; non a caso la nostra Associazione, Assorel, sta in Confindustria, dove la produzione soffre ma sa che può rilanciarsi se aiutata da una buona comunicazione, non emotiva, e che punti sul valore oggi più importante, la reputazione. Parliamo per un settore che nell’ultima rilevazione già superava un fatturato di 2 miliardi. Sarà anche colpa nostra se non riusciamo a far capire che lobby non è un termine spregiativo, e che i Tarantini e gli Anemone fanno un altro mestiere, persino opposto al nostro.
Ma se non emerge questa differenza, capita anche che l’art.7 della manovra finanziaria dell’estate scorsa vieti alla Pa di fare relazioni pubbliche, o le tagli dell’80%. Temi come la raccolta differenziata, la sicurezza sul lavoro, l’alcolismo e le droghe, le grandi malattie o le questioni irrisolte della modernizzazione del paese, dalla Tav alla diversificazione energetica, sono tutti esempi di campagne di interesse pubblico che per inciso già oggi sono gestite da aziende Assorel. Per noi non ci sono “target” da colpire, ma cittadini e consumatori il cui razionale consenso è decisivo per lo sviluppo. Con buona pace di chi fa affari organizzando il dopo cena.

Fonte: www.ferpi.it

lunedì 22 novembre 2010

FACEBOOK STATS

In Qatar ci sono 280 donne iscritte a FB di età 13-14 anni a cui piace la moda. In Italia 13.140. Come lo so? Me l’ha detto “Facebook Stats”!

  ecco cosa ci rivela della popolazione italiana la nuova app

“Facebook Stats” è un’app sviluppata da 77Agency per il web marketing per iPhone e iPad che permette di conoscere direttamente sull’iPhone o l’iPad le possibili targetizzazione: Who live/Age/Sex/who like – E senza bisogno di collegarsi a Facebook. [KAP]


Facebook Stats – Utenti italiani che hanno selezionato Mi Piace: iPhone, iPad e iPod 

FONTE: www.ninjamarketing.it

mercoledì 17 novembre 2010

SEARCH MARKETING IN PERIODO DI CRISI

Che saranno tempi duri per l’economia, anche i prossimi venturi, lo si sa, e chi opera in campi ad elevato livello di competitività si trova con il complicato dilemma dell’allocazione del budget per il marketing. Prima di tutto, quanto investire, e secondariamente dove dirigere gli sforzi. Assodata ormai la necessità di pianificare a breve (se non brevissimo termine), le strategie di marketing delle aziende vedono una riallocazione dell’investimento da settori più tradizionali come la carta stampata o il direct mailing a quelli più attuali e misurabili, primo tra tutti il Search Engine Marketing. La tendenza era già emersa nel report SEMPO di marzo, e il SES di Chicago la conferma in pieno, portando dati concreti che dimostrano come il marketing sui motori di ricerca si stia sempre più affermando come mezzo di promozione strategico. Ma cambiando il terreno in cui si compete, nuove sfide si parano di fronte ai marketers, e tra queste resta la più ardua la corretta misurazione del ROI degli sforzi prodigati in ambito di search marketing. Non da poco, anche le preoccupazioni relative alla crescente difficoltà di gestione di campagne pay per click. Se poi ci si sposta verso gli aspetti social, il concetto di misurabilità diventa certamente più aleatorio, ma nonostante questo il flusso di denaro in questo canale cresce sempre più: le aziende hanno compreso che è importante esserci, anche se non sono in grado di convertire poi tale presenza in un aumento di fatturato, o non sanno individuare le metriche corrette da monitorare per comprendere l’efficacia del loro investimento. A tal proposito si attendono dunque concrete indicazioni dal SES di Londra 2011 da cui dovrebbe emergere una fotografia più o meno veritiera dello stato di salute del Search Marketing e della direzione che esso prenderà nel futuro immediato. La prospettiva di un lungo periodo di deflazione non è così irrealistica, e conoscere le giuste armi per affrontarla è il primo necessario passo per non essere travolti dal mercato.

Di Stefano Annfratti su Comunicati Stampa e News

lunedì 15 novembre 2010

E' GIUSTO BRANDIZZARE TUTTO?

Leggo dal Corriere.it una notizia che sta agitando gli animi milanesi (ditemi voi, io non posso esserne sicura). Domani arriverà in piazza Duomo l’albero di Natale firmato Tiffany, con allestito ai piedi, il temporary shop.
Non voglio soffermarmi sulla questione politica, perché tanto ormai hanno perso tutti ogni credibilità, visti i comportamenti e i ripetuti voltafaccia che oltre ad indicare poco carattere, manifestano segni visibili di presa in giro.
Più che altro mi sono posta la domanda: è una pubblicità opportuna? Porterà benefici di immagine a lungo termine al brand? Che porti benefici economici immediati mi sembra scontato, visto che Tiffany è un marchio molto amato, abbastanza accessibile, di buoni prodotti, che vende molto e stravende (con file di attesa di ore), durante il periodo natalizio. Quindi penso, molti troveranno comodo il pop-up shop.

Ma potremmo porci la domanda se sia bello vedere un simbolo della festa, l’albero, firmato (senza l’approvazione completa di tutti). Non solo o tanto dal punto di vista religioso (perché ormai ha perso quasi ogni valore), quanto dal punto di vista della libertà (individuale). Non riuscire più a vivere e vedere cose che non siano brandizzate. Ci siamo abituati, ma non è una privazione che ci porterà più che all’assuefazione, alla nausea? E poi questa ingordigia del marchio, che non ne ha mai abbastanza. Non è troppo? Ma non per questioni che ci si deve accontentare ed essere modesti, ed essere morigerati. La trovo più che altro una questione di misure.
Per questo mi chiedo se a lungo termine avrà un impatto positivo, e quindi se un marketing così aggressivo e invadente (anche se giustificato/travestito dalla solita beneficenza, donazione, bla bla bla sociale), sia efficace o meno.
C’è un limite alla pubblicità/marketing anche se a fini caritatevoli, sociali, solidali? Oppure semplicemente è una cosa che interessa solo ai vescovi e al resto del paese, pochissimo? Che va anche bene, perché senza ipocrisie, questo fa capire, come cambiano le cose.

Fonte: Come una gazza ladra

giovedì 11 novembre 2010

COME I MANAGER USANO I SOCIAL MEDIA

Di Francesco Russo via  In Time

Si dirà che questi sono dati che fanno riferimento al mercato americano e quindi poco attendibili per ciò che ci riguarda. Forse, ma guardando meglio questa infografica, si scopre che si sono molti dati che possono essere utili anche per noi. Ci sono delle analogie che rispecchiano più o meno un atteggiamento da parte di manager che può essere assimilato a quello dei manager italiani, piuttosto che di un altro paese. Gran parte del contenuto dell’infografica è condivisibile e potrebbe essere molto utile per conoscere quelli che sono gli aspetti più importanti, da sapere, quando si vuole andare più a fondo su come i manager usano oggi i Social Media. E vediamo quali sono.
Micheal A. Stelzner, fondatore si SocialMedia Examiner.com, personaggio noto nel mondo del web in quanto con il sup sito fornisce importanti dati e spunti su tutto ciò che riguarda i Social Media, dice che
"I Social Media oggi rappresentano una opportunità di marketing per le imprese che va oltre quelli che sono mediatori tradizionali, dando la possibilità alle aziende di poter entrare in relazione diretta coi propri clienti. E’ per qusto moytivo che quasi tutte le forme di business del pianeta, dai giganti come Starbucks o Ibm, fino al piccolo gelataio, stanno esplorando tutte le iniziative legate ai Social Media."
Non c’è che dire, questo è il perfetto riassunto di quello che dice il grafico. E’ vero che i Social Media sono oggi una grande opportunità di marketing ed è anche vero che essa vale per la grande come per la piccola azienda.
Vediamo allora insieme qualche dato. Innanzitutto c’è da rilevare che molti manager stanno utilizzando I SM sempre di più ad un ritmo sempre im crescendo. Il 22% li sta usando da quast’anno, il 43% da qualche mese, il 31% da qualche anno (erano il 23 % lo scorso anno), mentre il 3% non ha abbstanza esperienza per utilizzarli e l’1% non ha intenzione di utilizzarli nemmeno per questo anno. Devo dire tutto sommato che sono dei numeri piuttosto positivi e credo che otterremmo una risposta più o meno simile a questa se la rivolgessimo ai managers italiani.
Quanto tempo si dedica a curare la propria azienda sui SM? La maggior parte, il 40%, tra 1 e 5 ore alla settimana; mentre il 26% tra le sei e le dieci ore a settimana. Certo un manager ha anche altre cose da fare, ma un’ora al giorno è un pò pochino.
L’86% dei manager si occupa direttamente di gestire i SM senza alcun aiuto esterno, cosa che fa il 14%. Questo secondo me è un aspetto importante in quanto quasi sempre il manager non ha competenze adeguatea gestire una strategia SM, o ancora peggio non ha background sufficiente ad affrontare da solo un argomento come questo. E in alcuni casi, i risultati che si ottengono sono giustificati da queste lacune. E’ il caso allora di farsi affiancare da persone preparate e competenti? Certo che si, altrimenti, e lo dicevamo anche in un’altra occasione, a proposito di come ottimizzare la propria strategia SM, tutti gli sforzi saranno inutili con uno spreco di energie. Un tema questo che riguarda molto anche il nostro tessuto. Non è così?
Quali sono i SM più usati? Eccoli: l’88% utilizza twitter, l’87% usa facebook, linkedin viene preferito da 78% dei manager, i blogs al 70%, youtube al 46%, il social bookmarking, delicious per intenderci, al 27%, i forums al 26%, i social news, stumble upon, al 22%, ning, piattaforme che consentono di fare tante cose, anche scrivere un blog, al 17% e myspace all’11%. Direi che ci sono tutti e penso che rispecchiano molto la realtà vicina a noi. Twitter, facebook e linkedin sono gli strumenti principe e lo sapevamo. Importante però, aggiungo avere un blog.
Tra le maggiori richieste che un manager fa utilizzando i SM, la più importante è “Come misuro il ROI della mia strategia SM?”. E questa è la richiesta più diffusa e importante che ci sente spesso porre e che ovviamente serve a misurare se la strategia in uso sta dando dei risultati soddisfacenti o meno, dando la possibilità di poter intervenire anche in corso d’opera per aggiustare il tiro. Come sappiamo, con la Web Analytics si è in grado di misurare e conoscere molti dati ed esistono molti strumenti che permettono di farlo, di conseguenza con una corretta interpretazione siamo in grado di misurare il nostro ROI.
Dato incoraggiante è che l’81% dei manager vuole incrementare la propria conoscenza dei SM, che il 76% vuole aumentare la sua conoscenza di facebook nello specifico, il 73% vuole aumentare la propria conoscenza di youtube e il 71% di twitter. Mentre su facebook e twitter non credo ci sia altro da aggiungere, salvo notare che mentre i manager utilizzato di più twitter, c’è il desiderio di conoscere di più facebook come strumento da implementare nella propria strategia SM. Youtube è uno strumento in forte crescita, capace di dare risultati molto importanti. Pensate ad uno spot di un’azienda e pensate se per la realizzazione voglia utilizzare il suo pubblico sul web: con youtube si hanno a disposizione tutti gli strumenti per ottenere uno spot che sia quanto più vicino ai gusti del pubblico a cui si fa riferimento.
Tutti i dati di questa infografica sono stati tratti da Social Media Marketing Industry Report for 2010.

mercoledì 10 novembre 2010

VINIX: UN SOCIAL NETWORK DEDICATO AL FOOD

Toglietemi tutto, ma non la buona cucina” non è il remix di una nota pubblicità di orologi, ma una frase che ci definisce bene in quanto Italiani. In effetti la sensibilità al buon cibo ed alla qualità di ciò che beviamo è una caratteristica che ha permesso di farci conoscere e apprezzare in tutto il mondo.
A tale proposito, in un recente articolo abbiamo presentato un breve vademecum contenente 5 consigli alle PMI attive nel settore vinicolo per avviare attività efficaci di social media marketing. Ci sembra allora importante presentare Vinix, un italianissimo social network che può rivelarsi strumento ideale per strategie innovative di comunicazione e marketing per le aziende di qualsiasi dimensione, operative nel settore wine&food. Ma non solo: grazie ai servizi offerti, Vinix è utile in generale a tutti gli appassionati dell’argomento.
Perché questo strumento è così interessante e sta incontrando tanta partecipazione? Per diversi motivi, molti dei quali già (ben) descritti nel sito vinix.it. Cerchiamo allora di elencarne qualcuno rispondendo, dove possibile, proprio ai 5 consigli elencati nell’articolo scritto precedentemente.
Prima di tutto Vinix è un social network semplice e pratico da utilizzare anche grazie alla pagina di aiuto, completa di numerosi consigli relativi a come sfruttarne al massimo le potenzialità. In pochi minuti è così possibile capirne il funzionamento e cominciare ad usarlo in modo adeguato.
Ma nonostante la grande usabilità questo social network, potente e multifunzionale, offre una serie di servizi accessibili direttamente dalla home page.
E’ possibile per esempio valutare le statistiche della propria presenza sul portale (area statistiche), oppure le conversazioni che riguardano argomenti di interesse (area tag). Partendo da questi dati e attraverso analisi quantitative e qualitative si può poi capire cosa fare per migliorare la conoscenza della propria azienda, l’immagine del brand, le opinioni degli utenti, etc. In altre parole, Vinix permette di attivare una strategia misurabile ed efficace, utilizzando un solo strumento con funzionalità che accomunano diversi social network.
In linea con la necessità di internazionalizzare la propria presenza sul web, Vinix offre inoltre la possibilità di scrivere in lingua Inglese: non lo sapete fare? tranquilli, un team di traduttori madrelingua è pronto ad aiutarvi!
Ma Vinix permette di andare oltre risolvendo un limite importante di qualunque network online, l’assenza di contatti vis à vis tra utenti. In effetti è attivo da tempo Vinix Live!, grazie al quale chi è interessato può passare ‘dalle parole ai fatti’ e concordare l’organizzazione di eventi di incontro, degustazione e vendita di vini ed altri prodotti gastronomici insieme ad operatori, clienti ed appassionati. Qualche cifra: nel 2010 sono stati finora organizzati 5 Vinix Live! lungo tutta la penisola, e un sesto è in programma a breve.
Infine, una breve nota sulla grafica: bellissima, da manuale di comunicazione! Chiara, elegante e coerente in ogni sua declinazione, costituisce una vetrina di prestigio per chiunque decida di utilizzare il social network.
Volete allora un consiglio? Se siete in qualche modo interessati al mondo del wine&food, tenete d’occhio Vinix e provate ad usarlo… Scoprirete nuove possibilità e tante persone con gusti comuni ai vostri!

Fonte: Ninjamarketing

martedì 9 novembre 2010

MEDLEY SIGLE SPOT TV

Durante la serata di venerdi scorso alla Notte dei Pubblivori ho assistito a questa originale esibizione musicale. Buon ascolto!



Avete riconosciuto gli spot a cui appartengono le sigle?

venerdì 5 novembre 2010

LA NOTTE DEI PUBBLIVORI 2010

Che la pubblicità sia ossigeno televisivo è tacito, volendo poi trovare qualche risvolto positivo all’odiata interruzione si può dire che quantomeno dà anche al pubblico la possibilità di staccare, prendere un caffè o magari andare a fare la pipì. Troppo poco per rendere sopportabile l’invasione degli spot? C’è altro, in genere si tratta di prodotti ben fatti, a volte intelligenti, ironici e godibili, anche se la ripetitività dopo qualche tempo toglie loro ogni appeal. Ma lo sforzo resta e la qualità pure. Ed e a questo che guarda La Notte dei Pubblivori, la manifestazione che in questo 2010 compie ormai trent’anni.
La maratona  degli  spot  pubblicitari  più  originali  dell’intera produzione internazionale  si  svolgerà  venerdì  5  e sabato 6 novembre al Teatro degli Arcimboldi, a Milano. L’evento, nato in Francia  nel 1980 dall’intellettuale Jean Marie Boursicot, riempie i teatri e le sale cinematografiche di tutto il mondo.E quest’anno promette divertimento essendo infatti  dedicata alla  comicità  grazie  allo  speciale  “Ridens”.
Con  300  spot  e  circa  3  ore  di proiezione, la rassegna propone un viaggio  nello  humour pubblicitario mondiale costellato da geniali trovate comiche trasformate in tecniche di marketing visto che mettendo di buon umore lo spettatore è più facile indurlo ad amare il prodotto. Gli  spot sono selezionati da una collezione, che si arricchisce ogni anno, di circa 900 mila soggetti provenienti da tutto il mondo. E per festeggiare il compleanno, l’ingresso  sarà  gratuito  per  tutti  i  30enni  (i nati nel 1980) che si presenteranno  alla  biglietteria del Teatro Arcimboldi muniti di documento d’identità. La Banda Civica del Comune di Milano eseguirà per l’occasione un medley dei più famosi jingle pubblicitari. Venerdì  5  novembre  Radio  24 effettuerà la diretta della serata che sarà condotta da Gianluca Nicoletti.
Potremmo arrivare a dire che la pubblicità è una forma d’arte? Diciamo che in certi casi le si avvicina molto.



Fonte: DaringToDo

mercoledì 3 novembre 2010

CAMPAGNA DIGITAL "BELLA MELINDA"

E' iniziata la nuova campagna di Melinda sui Social Media affidata alla divisione Digital Pr della mia agenzia. 

Canta il jingle e diventa protagonista del prossimo web spot!

Ironia, condivisione, partecipazione. Sono queste le componenti principali del progetto di comunicazione web 2.0 “Canta il Jingle” ideato dalla divisione Digital PR di Soluzione Group per veicolare attraverso blog, forum e social media la nuova campagna pubblicitaria “Bella Melinda”.

 

Si tratta di un contest video riservato a tutti coloro che nella vita vorrebbero fare solo e soltanto una cosa: cantare. A tutte queste persone Melinda offre una chance per essere protagonisti.
Dal 1 novembre 2010 al 31 marzo 2011 gli utenti potranno caricare attraverso il sito Melinda (www.melinda.it) un video amatoriale nel quale interpretano il nuovo jingle pubblicitario “Bella Melinda”.
I video saranno pubblicati quotidianamente sul canale Youtube dedicato  ed i più cliccati potranno diventare parte integrante di un successivo web spot creato in esclusiva per la Rete.
Gli utenti potranno inoltre seguire e commentare l’andamento del contest utilizzando i profili Facebook e Twitter riservati al progetto.
Obiettivo della campagna Digital è amplificare il ricordo del nuovo spot Tv, coinvolgendo direttamente i consumatori e contribuendo a far diventare il jingle Bella Melinda un vero e proprio tormentone.