giovedì 29 luglio 2010

GLI INFLUENCER SONO IL TARGET DEL SOCIAL MARKETING

Un indagine condotta da Regus , su 450 città in 80 paesi, ci rivela che ad oggi il 40% delle aziende di tutto il mondo ha trovato nuovi clienti grazie ai social network (in Italia il dato scende al 38%) e che il 27% destina parte del proprio  budget su questi siti.
Lo studio ha l’obbiettivo di misurare il grado di penetrazione dei social network nell’ambito professionale e rilevare i campi in cui vengono maggiormente utilizzati dai manager:
•    mantenere contatti professionali (58%)
•    partecipare a gruppi d’interesse e trovare informazioni utili per il proprio business (54%)
•    organizzare e gestire gruppi di clienti (51%)
Le differenze territoriali si fanno sentire anche sul web, da paese a paese sono diversi i social network più popolati, ma parlando di business quello più utilizzato per gestire i contatti, trovare risorse ed essere trovati è LinkedIn.
Si può facilmente capire che nei processi di marketing, i social network non sono assolutamente strumenti da trascurare, tutt’altro; i dati rilevati giustificano gli sforzi delle aziende, in termini di persone e risorse, impegnati nei siti di condivisione.
Non tutti i social media sono uguali, così come non lo sono gli utenti. Non si può utilizzare lo stesso approccio con tutti.
Ma chi sono gli utenti e cosa li spinge all’azione?
La ricerca condotta da Gartner identifica quali sono i consumatori in grado di influenzare la brand awareness e le campagne di marketing virale.
Sono state rilevate 6 categorie di utenti, 4 delle quali hanno una grossa capacità di influire sui processi decisionali del 74% della popolazione. Tra questi gruppi si distinguono:
•   Connector: svolgono una funzione di collegamento tra i diversi gruppi, hanno contatti con molti social groups e la capacità di presentare le persone tra di loro. Si possono distinguere in 2 categorie:
- gli Heavy Connectors, che hanno ambienti diversi, ma una ristretta cerchia di amici e parenti, con i quali mantengono regolarmente molti contatti
- i Light Connectors, che abbracciano una gamma molto più ampia di gruppi diversi, ma con legami che sono molto più deboli e meno frequenti
•    Salesman: hanno ampie connessioni sociali e si contraddistinguono per la capacità di persuasione (acquistare alcuni prodotti, agire in determinati modi). Questo ruolo non è legato a fini commerciali, è un tratto della loro personalità che, sulla base delle informazioni che trasmettono, spinge gli utenti a compiere determinate scelte.
•    Seekers: sono in contatto con altre persone al fine di trovare skills e informazioni di cui hanno bisogno nella loro vita quotidiana. Quando i Seekers fanno shopping, tendono a consultare gli esperti e a chiedere consigli sui migliori gadget da comprare, dove trovarli e a quali prezzi.
•    Maven: sono gli “scambiatori di conoscenza”o intermediari di informazioni. Sono esperti in particolari settori a cui le persone si rivolgono per chiedere consigli. A differenza degli Salesman, non svolgono un ruolo da persuasori e non si fanno problemi nel diffondere commenti negativi su prodotti e aziende.
•    Self-Sufficient: nella categoria degli “autosufficienti” ricadono coloro che preferiscono scoprire da soli quello che c’è da sapere per soddisfari i loro bisogni. Non si fanno influenzare dagli altri e sono relativamente impermeabili alle campagne virali. Per questo i Self-Sufficient costituiscono una parte di mercato molto difficile da colpire.
•    Unclassified: nella quale ricadono coloro che non appartengono alle altre categorie, circa i due terzi della popolazione. I “non classificati” hanno comportamenti discontinui,  presentano il più delle volte caratteristiche di diverse categorie e possono svolgere ruoli diversi in diversi contesti sociali.
È essenziale per i fornitori di servizi di comunicazione, sviluppatori di applicazioni e  editori, capire come reagiscono i diversi tipi di gruppi alle informazioni di marketing. Ad esempio i Self-Sufficients non sono particolarmente attenti a queste fonti, mentre per i Mavens esse costituiscono i loro ferri del mestiere. Tuttavia i Mavens si rivelano poco utili, raccolgono una grande quantità di informazioni, ma tendono a condividerle solo dopo un’esplicita richiesta da parte di un utente. Nel caso di Mavens e Self-Sufficients, è fondamentale il miglioramento della  “shopping experience”.
Salesman, Seekers e Connectors, invece, si rivelano molto ricettivi alle campagne marketing, per questo costituiscono il target dei marketer che operano dei social network.
Le aziende dovrebbero agire nei social network per sviluppare relazioni importanti in un primo momento e progressivamente approfondire i rapporti. In modo tale da fornire agli individui più interessati le giuste informazioni, su prodotti e promozioni, nella maniera più conveniente. Questa gestione dei potenziali clienti è spesso (sempre) usata dai piccoli e medi rivenditori ed è il modo migliore per raggiungere la loro fidelizzazione e tramite il passaparola acquisire nuovi leads.

Fonte: IppogrifoBlog

martedì 27 luglio 2010

WORKSHOP ESCLUSIVO SUI SOCIAL MEDIA

Social Media for Business" - una full immersion per le aziende che vogliono conoscere tutte le opportunità offerte dai social media.

Il workshop http://workshop.augmendy.it <http://workshop.augmendy.it/>  sarà condotto e moderato da Marco Montemagno, imprenditore digitale di succeso e volto noto di Sky Tg24.

L'evento vedrà per la prima volta la partecipazione congiunta dei principali esperti italiani e stranieri di social media per il business (ai quali si aggiungeranno "special guests" in remoto e in sala), quali ad esempio:
- Rand Fishkin, Founder SeoMoz, la "bibbia" dell'indicizzazione sui motori di ricerca
- Naveen Selvadurai, Cofounder di Foursquare, l'applicazione più calda del momento
- David Weinberger, autore Cluetrain Manifesto, uno dei maggiori guru del Web

L'evento è indirizzato alle aziende che vogliono scoprire tutte le opportunità offerte dai Social Media per il business. Un'opportunità unica di interagire con i principali esperti italiani e stranieri per entrare nel merito delle strategie, case history e strumenti, per beneficiare al meglio del mondo social.

Il taglio dell'evento sarà estremamente concreto, interattivo e coinvolgente, dando spazio sia ai faccia a faccia con gli speakers sia a sessioni di lavoro su casi pratici.

Il workshop è a numero chiuso ed i posti saranno assegnati in base alla data di iscrizione.

Per gli iscritti entro il 31 agosto è previsto uno sconto del 10%, oltre agli sconti per iscrizioni multiple.

Il workshop si svolgerà giovedì 23 settembre dalle ore 9.00 alle ore 19.00 a Milano.

venerdì 23 luglio 2010

AUMENTARE L'EFFICACIA DELL'EMAIL MARKETING

Analizzare i risultati di una campagna di mail marketing è complicato perché ci sono variabili diverse in costante aumento e cambiano ad ogni invio di email.
Ottimizzare i contenuti è sempre più impegnativo, con i diversi argomenti della mail che raccolgono vari livelli di interesse da parte di segmenti, a loro volta diversi,  di clienti presenti nella lista. I risultati possono quindi cambiare di mese in mese solo sulla base del contenuto.
Le email sono quindi una sfida. Quello che funziona per una lista può non funzionare per un altro elenco. Se poi è presente un lungo elenco con liste aggregate, si possono vedere risultati che variano sulla base della proposta di valore, del contenuto, del layout, della chiamata all’azione (Call To Action) utilizzata nella tua email.
E a complicare ulteriormente le cose,  la tua e-mail deve:
  • raggiungere un utente (evitare i filtri antispam, filtri personali, ecc);
  • l’oggetto deve interessarlo abbastanza da aprire l’email:
  • chi legge deve visualizzare correttamente le immagini online ed offline;
  • l’email deve essere abbastanza convincente per ottenere un click-through alla pagina di destinazione;
  • infine deve combattere  per una conversione.
Lo scenario è poi fatto da caselle email intasate, persone che non aprono più le email: una situazione obiettivamente molto difficile.

1 – email solo testo 
In una ideale proposta di soluzioni possibili, questa può essere la prima da prendere in considerazione. E’ facile dimenticare che l’email è uno strumento di testo. Di tutte l’email che ricevi ogni giorno, quante sono solo testo e quante sono in html ? Riflettendoci potresti vedere che le email importanti, quelle che apri e leggi sono solo testo. Certo, arrivano da fonti abituali, ma potrebbe anche essere che inviare una mail in html significhi combattere anche contro un livello di cecità pregiudiziale.

In questo caso potrebbe essere utile fare un test A/B con una versione solo testo dell’email inviata e prendere poi una decisione.

2 – il racconto di una storia
Mandare una email è una proposta di scambio. Un valore da scoprire in cambio del tuo tempo e del tuo interesse.
Potrebbe essere interessante raccontare una storia di valore nell’email, ma anche dare una sorta di suono naturale alla Call to Action, con un “continua a leggere“, per portare l’utente alla pagina di destinazione. Meno impegnativo che scrivere “clicca qui”. Il rovescio della medaglia è che bisogna avere davvero una storia interessante.

3 – Un bel gran bottone
Se l’offerta è già ben convincente potrebbe bastare un gran bel bottone che porta all’azione immediata…

4 – Più di una Call to Action
Ho notato che con liste molto lunghe ed aggregate, includere molte Call To Action può aumentare il click-through, perché gruppi diversi di persone sono interessate ad aspetti diversi.
Per esempio, mettere a disposizione gratuitamente in formato PDF  un argomento che si spera incoraggi le persone a fornire il proprio indirizzo email, e promuovere anche un webinar che fa la stessa cosa. Questo significa usare un “vai avanti”,  inserire un link “Visualizza il file PDF” e un’altra Call To Action con  ”Iscriviti per il Webinar”.

5 – Un elenco ed una selezione
Se attualmente si invia una newsletter più lunga, sarebbe bene provare un formato con box diversi ed una selezione.
Si possono  offrire diversi link nella parte superiore della email  ad uno specifico articolo sul tuo sito web, ed anche utilizzare le ancore verso il basso e verso un brano nella stessa e-mail, seguita da un Call To Action  per leggere “di più”.

Questo metodo funziona bene quando si hanno un sacco di contenuti da offrire e si è in grado di organizzare efficacemente questi contenuti in modo da attirare una vasta gamma di clic.
È una combinazione del formato che racconta una  storia e di quello con molteplici CTA indicato in precedenza.

DAL BLOG DI GIOVANNI CAPPELLOTTO

giovedì 22 luglio 2010

IL MARKETING 3.0

Philip Kotler, acclamato come ‘il maggior esperto al mondo nelle strategie di marketing’ dal Management Centre Europe, è ritenuto il guru mondiale del marketing: le sue idee sono state pubblicate in 58 Paesi e tradotte in 20 lingue.
Il web, ormai, è considerato la nuova frontiera del successo economico: l’era del marketing 2.0, quella dei social network , ha espresso in questi anni tutto il suo potenziale e Kotler, che è sempre molto vigile ai mutamenti della società, ha individuato la nuova direzione del marketing, basata su emozione e spiritualità. L’espressione Marketing 3.0, o marketing esperienziale, rappresenta infatti la terza fase del processo evolutivo: mentre nel marketing tradizionale risulta importante la caratteristica di un prodotto o di un servizio, nel marketing esperienziale l’attenzione è rivolta al cliente ed alla sua esperienza di consumo.
Kotler , con questo libro, mette in risalto quello che sarà dopo la fine del 2.0 e dei social media marketing. Quindi, un marketing tutto nuovo in cui il termine “3.0” va interpretato, per l’appunto, come “terza fase” dove al centro della strategia c’è l’attenzione all’anima del cliente e ai valori umani.
È possibile essere un’impresa imperniata sui valori umani e nel contempo profittevole? La risposta di Kotler a questo interrogativo è SI. «Il comportamento e i valori delle imprese sono sempre più sotto la lente dell’opinione pubblica, questo fa sì che i consumatori possano scambiarsi con grande facilità opinioni su imprese, prodotti e marche e discutere delle loro performance funzionali e sociali. La nuova generazione di consumatori è molto più attenta ai problemi e alle preoccupazioni di natura sociale. È dunque ora di cambiare! Le imprese devono reinventarsi e abbandonare il più rapidamente possibile le prassi dei vecchi e confortevoli Marketing 1.0 e 2.0, per avventurarsi nel nuovo mondo del Marketing 3.0.»
Le aziende, infatti, cercano sempre di unire l’anima al prodotto, cioè un insieme di valori nei quali i consumatori riescono ad identificarsi.
Con Marketing 3.0, Philip Kotler descrive quello che sarà del marketing dopo la fine del 2.0 e dà ai lettori le regole ed i comportamenti che le aziende dovranno tenere se vorranno comprendere ed entrare completamente nelle logiche del marketing 3.0.:
  1. Trattare i clienti con amore e i competitor con rispetto
  2. Essere pronti alla trasformazione e al cambiamento
  3. Rendere i valori chiari e supportarli.
  4. Focalizzarsi sul segmento che può dare i maggiori benefici.
  5. Praticare prezzi onesti per far comprendere la propria qualità.
  6. Aiutare i potenziali clienti a raggiungere l’azienda e i suoi prodotti.
  7. Guardare ai clienti come clienti per la vita.
  8. Vedere ciascun business come un servizio. perché ogni prodotto è legato a un servizio.
  9. Migliorare il proprio processo di business ogni giorno.
  10. Considerare diversi aspetti e informazioni (non solo quelli finanziari) prima di prendere una decisione.
Fonte:  libriblog.com

mercoledì 21 luglio 2010

IL BRAND CONTA, SOPRATTUTTO IN TEMPO DI CRISi

I tagli di budget imposti dalla crisi e i nuovi trend di consumo consapevole volti al risparmio e alla qualità al giusto prezzo incidono non poco sulle strategie di marketing delle aziende. In questo scenario, il concetto di brand e identità aziendale rimane un fattore chiave per riuscire a mantenere alti i tassi di vendita.
Un recente studio Astarea sulle attività di marketing delle imprese, ha analizzato un campione di 300 marche per individuare le iniziative di informazione dei consumatori più efficaci.
Il concetto di base è quello di trasferire agli acquirenti il giusto mix tra prezzo competitivo (il cosiddetto "value for money") e soddisfazione generata da un prodotto di marca.
La ricerca di mercato ha analizzato le strategie di marketing in relazione alle caratteristiche di prodotto, ai valori di marca e alla gestione dei veicoli di comunicazione, identificando tre tipologie di attività rappresentate dal "marketing classico", dalla "innovazione tattica" e dalla "innovazione strategica".
In sintesi, si è evidenziato come il marketing classico rappresenti la metà del mercato e proponga agli acquirenti i prodotti già consolidati e presenti nel portfolio. In questo caso, la diversificazione di prodotto è comunque interna alla categoria di riferimento del marchio e le strategie di marketing coinvolgono principalmente i media classici.
Il restante 50% è suddiviso tra l'innovazione tattica (30%) e innovazione strategica (20%). Nel primo caso emergono nuove idee di prodotto o servizio, soprattutto riferiti a temi particolarmente attuali come l'ecologia, la salute e l'hi-tech. Nel secondo caso si offrono nuovi prodotti in senso assoluto, capaci di valorizzare il brand ed aprendo nuove linee produttive all'interno dell'offerta.
Per entrambi i casi, la linea comune nelle campagne di marketing è l'utilizzo dei new media, anche in modalità avanzata, per arrivare attraverso il mondo online a tutti i consumatori capaci di sfruttare le potenzialità della rete.

Fonte: www.pmi.it

martedì 20 luglio 2010

DA OFFLINE A ONLINE GRAZIE AI QR CODE

Di Alessandro Prunesti via comunitazione.it 

Sempre più spesso è possibile vedere all’interno delle riviste o sui prodotti commerciali uno strano codice a barre quadrato, al cui interno sono presenti una miriade di puntini distribuiti apparentemente in ordine sparso. Si tratta di un QR Code. (Qui accanto c’è la foto del codice QR del mio blog).Il codice QR del blog di Alessandro Prunesti
 In pratica, le persone dotate di uno smarphone di ultima generazione (come uno degli ultimi Nokia o un iPhone, ad esempio) possono inquadrare nella fotocamera quel codice e, dopo pochi attimi, possono navigare online all’indirizzo web che è stato inserito all’interno del codice. Per fare questo è sufficiente scaricare sul proprio device una delle applicazioni gratuite che possono essere trovate sui rispettivi store (io, ad esempio, ho un Nokia 5800 e utilizzo MobileTag, scaricato dall’Ovi Store).
Ritengo personalmente che, al momento, i codici QR siano la soluzione migliore e più efficace per trasformare un qualsiasi tipo di comunicazione offline (l’articolo di un giornale o di una rivista, una brochure, una cartolina, un biglietto da visita o un cartellone stradale) in un contenuto cross mediale fruibile direttamente sul proprio telefonino dotato di accesso a internet.
Pensiamo, ad esempio, all’inserimento di un codice QR nell’articolo di un giornale o di una rivista: in questo modo i lettori possono accedere online ad eventuali pagine di approfondimento dei temi trattati nell’articolo. Pensiamo anche ad un manifesto pubblicitario: puntando il proprio smartphone sul cartellone sarà possibile navigare direttamente sulla splash page del produttore, o visualizzare un video di presentazione del prodotto presente su YouTube o sul sito web dell’azienda.
Insomma, le applicazioni sono davvero numerose. E cresceranno ancora di più con il moltiplicarsi degli smartphone di ultima generazione collegati ad internet. Soprattutto ora che ci avviciniamo al periodo estivo, quando gli operatori di telefonia mobile presentano offerte molto allettanti per la navigazione internet sui telefonini.
La cosa più interessante è che oggi chiunque di noi oggi può generare gratuitamente i propri codici QR e, grazie alle numerose possibilità offerte dal web 2.0, può utilizzarli per effettuare azioni marketing-oriented perfettamente tracciabili e valutabili nel corso del tempo.
In particolare, come accennato prima, i codici QR possono contenere al loro interno un indirizzo web.
Oggi è possibile utilizzare i servizi che accorciano la lunghezza degli URL (come, ad esempio, tinyurl o bit.ly) per generare un URL più corto (come quelli che spesso clicchiamo su Twitter). Registrarsi gratuitamente a queste piattaforme ci permette di:
·         creare URL più corti rispetto a quelli tradizionali
·         accedere in tempo reale (e gratuitamente) alle statistiche di accesso che ci permettono di controllare quante persone hanno utilizzato al codice QR per visualizzare il nostro link
·         modificare in qualsiasi momento il reale indirizzo web al quale punta il nostro URL corto
In questo modo, se noi abbiniamo al nostro QR Code un link creato con TinyUrl o Bit.ly, avremo due grandi vantaggi:
la possibilità di modificare in qualsiasi momento il contenuto online che sarà visualizzato sui telefonini: un giorno potrà essere una pagina web, un giorno un video promozionale, un giorno un contenuto promozionale.
I passi da compiere,  descritti nella presentazione, sono in realtà molto semplici:
·         Creare un URL corto attraverso uno dei tanti servizi web 2.0 presenti online;
·         Generare un codice QR abbinandoci l’URL corto creato precedentemente
·         Applicare il codice QR al proprio contenuto offline (brochure, manifesto pubblicitario, articolo di una rivista, biglietto da visita).

lunedì 19 luglio 2010

MARKETING TRA LONDRA E BARCELLONA

VI SEGNALO QUESTA INTERESSANTE PUNTATA DI "GIOVANI TALENTI"...

Puntata tutta al femminile, la prima di “Giovani Talenti – Estate“. Parliamo di marketing, riascoltando le storie di Alessandra Carrillo, 28enne International Marketing Manager di stanza a Barcellona, e di Elena Ianni, 31enne Marketing Manager al lavoro a Londra.
La necessità di ricambio generazionale in Italia, unita alla quasi totale impossibilità di rientrare nel Belpaese, una volta espatriati, fanno da sfondo a questa puntata, dedicata alle due giovani professioniste all’estero.
Nella rubrica “Spazio Emigranti” ospitiamo Federico Taddia, co-autore del libro “Fuori Luogo”, un’interessante rassegna di italiani che all’estero ce l’hanno fatta, grazie ai lavori e alle professioni più disparate.
Ascolta la puntata collegandoti alla pagina di “Giovani Talenti” sul sito di Radio 24: CLICCA QUI
Leggi il blog di “Giovani Talenti” sul sito di Radio 24: CLICCA QUI
La nuova discussione lanciata in trasmissione: “Quali sono le vostre proposte -concrete- per rendere l’Italia un “Paese per giovani”? Questo, sia per evitare il crescente espatrio di professionisti under-40 in tutti i settori, sia per invogliare a tornare chi si è già trasferito all’estero?
Scrivi la tua a: giovanitalenti@radio24.it


FONTE: lafugadeitalenti

venerdì 16 luglio 2010

SALIERA ANTIFORFORA PER PANTENE


Siamo in Germania e Pantene per pubblicizzare il suo Shampoo anti forfora, ha pensato di trasformare delle saliere in teste di donna, creando così un indesiderato effetto forfora nel momento in cui la saliera viene utilizzata.
L’azione decisamente trasgressiva in limpido stile guerrilla al limite del “buon gusto” è però di sicuro effetto.

Fonte: marketingJournal

giovedì 15 luglio 2010

SOCIAL NETWORK E BUSINESS. L'ITALIA E' IN RITARDO...

Due aziende su cinque a livello mondiale acquisiscono nuovi clienti attraverso i social network, ma le italiane sembrano ancora esitare. Tuttavia, le Pmi si dimostrano più propense rispetto alle grandi aziende
Come sottolineato da una ricerca Regus, il social networking è oramai un vero e proprio strumento business nelle mani delle aziende. Mentre però a livello mondiale due aziende su cinque utilizzano oggi tali strumenti su base quotidiana per trovare nuove attività e clienti, in Italia vige ancora una certa reticenza. Curiosamente, le Pmi si si dimostrano più propense ad un loro utilizzo business rispetto alle aziende più grandi.
A livello mondiale i social network sono strumenti di uso quotidiano per il 40% delle imprese e ben il 27% ha dichiarato di aver stanziato una quota del proprio budget di marketing per le attività connesse al social networking.
In Italia invece la percentuale non sembra superare il 38%. Si tratta di un valore complessivamente buono, ma che rivela ancora una certa reticenza da parte delle aziende italiane, soprattutto se di grandi dimensioni. Le PMI, per contro, probabilmente per una maggior sensibilità espressa dai singoli nell´uso dello strumento, contano percentuali di coinvolgimento maggiori e tirano quindi la volata nel tentativo di cogliere questa nuova opportunità che il mercato va esprimendo.
In generale, il social networking è quindi pronto ad occupare un posto di diritto tra i molteplici strumenti di marketing?
Il 58% degli intervistati a livello mondiale ha dichiarato di utilizzare i network semplicemente per mantenere i rapporti con i contatti commerciali o per entrare a far parte di gruppi di interesse specifici (54%).
Il 51% delle aziende comunque organizza, contatta o gestisce i gruppi di clienti mediante i social network mentre 54% utilizza i social network per reperire utili informazioni commerciali. Nonostante ciò, numerosi scettici (34%) ritengono che il social networking non diventerà mai un metodo significativo per mettersi in contatto con clienti e potenziali clienti.
L´indagine ha inoltre evidenziato le differenze numeriche a livello di dimensioni aziendali. In Italia infatti il 43% delle piccole imprese, rispetto al 27% delle grandi imprese, ha trovato nuovi clienti mediante i social network. Ben il 58% ritiene che il principale utilizzo dei social network consista nel gestire e organizzare i gruppi di clienti.
scritto da Tullio Matteo Fanti

mercoledì 14 luglio 2010

MARKETING SUMMER NIGHT

Oggi Mercoledì 14 Luglio dalle ore 21,00 presso The BEACH - Via Corelli 62 a Milano si tiene il tradizionale incontro di mezza estate di tutta la Maketing e Communication Community.
Questa edizione è in modalità non convenzionale, alternativa ed olistica.
Più di 700 invitati già confermati, grande successo annunciato.
Concept
Un mega appuntamento Marketing Oriented firmato dal Club del Marketing e della Comunicazione e realizzato in collaborazione con XPRIT e in partneship con: ASSOIT, XPLOR, LONMARK e ADICO, dal titolo MARKETING SUMMER NIGHT: The Unconventional Party.
Un evento non convenzionale in stile ambient marketing, interattivo ed innovativo, per incontrarsi e salutarsi prima della pausa estiva.
Gran buffet ad accogliere gli invitati e a seguire spettacoli, animazioni ed attrazioni originali, inusuali e creative a rappresentare i quattro elementi: acqua, aria, terra, fuoco elementi vitali, come il marketing lo è per le imprese, prima di calcare il dance floor.
Esponenti ed addetti ai lavori della Mar-Com e Business Community si danno appuntamento per conoscersi, rivedersi, relazionare e stringere nuovi e proficui rapporti professionali nello spirito del “Connecting Manager” in un ambiente glamour e friendly.
Le relazioni umane e professional sono il presente ed il futuro per intercettare nuovi prospect, così come la ‘conversazione’, ‘il coinvolgimento’ e la ‘collaborazione’ sono i must per attivare nuovi affari.
Perchè il business ruota attorno a te ed il Club ti aiuta a centrarlo.
Target
Dai 700 ai 900 professionisti, consulenti e manager del comparto marketing e comunicazione di aziende e agenzie, imprenditori, dirigenti di associazioni e autorità, e circa 100 giornalisti della stampa, radio, Tv, Internet, celebrità dello spettacolo e dello sport e fashion world.
Con i complimenti di:
PARTY ROUND - SISA - BAYER - XPRIT - HRD Trainning group - MATMOS - CASINO’ LUGANO - INNOVATION MARKETING - MTN COMPANY - INTERNET VALORE - Il TUO INFORMATICO - AROME - PRC GROUP - JENIO SYSTEM - BUSINESS FINDER - DENTRO MILANO – CANALE EUROPA – FARE - ENTERPRISE COMMUNICATION - EASYWAY ALLEN CARR’s - L’IPPOGRIFO - FLASH DIRECT - RDM LUXURY -
Ingresso libero previa registrazione
Buffet offerto dal Club
Consumazione esclusa
E’ indispensabile la registrazione per se e per i propri ospiti: Cliccare QUI
Per info :
Marco Nestola
Segretario generale
Club del Marketing e della Comunicazione
tel uff. 02 2610052

martedì 13 luglio 2010

DONNE REGINE DEL MARKETING

Le donne che decidono nelle aziende italiane sono solo il 6,9%, una percentuale sconfortante, soprattutto se paragonata alla realtà degli altri Paesi avanzati, dove le top manager e le donne in prima linea raggiungono  anche il 35% del totale. In un panorama nazionale non buono per il management al femminile, la funzione marketing è al secondo posto tra quelle censite con il 10,5% di manager “rosa”, dietro solo alla direzione del personale (15,5%), ma davanti ad altre divisioni tradizionalmente femminili quali l’amministrazione (9%) e le relazioni esterne (8,8%). Le funzioni di gran lunga fanalino di coda di questa classifica comunque poco lusinghiera sono la produzione (0,7%), la pianificazione e controllo e l’investor relations, ferme all’1%.
E’ quanto emerge dalla ricerca “Donne: motore per lo sviluppo e la competitività” effettuata da Gea - Consulenti Associati e svolta su un campione di 1.800 medie e grandi aziende italiane per la Fondazione Bellisario, che assegna ogni anno il premio la “Mela d’Oro”, un prestigioso riconoscimento per le donne che si sono distinte nella professione, nel management e nella scienza, nell’economia e nel sociale.

Leggi tutto qui

lunedì 12 luglio 2010

LA RETE E' IL SETTIMO CONTINENTE

Da Ferpi (www.ferpi.it)
Un’analisi disincantata, dettagliata e precisa quella del presidente UPA Lorenzo Sassoli de Bianchi all’assemblea dell’associazione. Una valutazione attenta dei nuovi media e dell’avvento del digitale che ha innescato un processo irreversibile che cambia tutte le logiche di investimento pubblicitario fino ad oggi utilizzate.

La comunicazione è alle prese con il proprio labirinto. Una tela di Penelope che fila a velocità esponenziale. Molti cambiamenti si stanno avvicendando sotto i nostri occhi: stiamo passando dal web dell’informazione al web delle persone. Fino a dieci anni fa, e pare un secolo, usavamo internet per informarci, oggi le informazioni circolano come frutto dei rapporti tra le persone dentro e fuori la rete.n buona sostanza oggi la rete è il settimo continente, Facebook potremmo definirlo come “quarto stato”, la fibra ottica è la “nuova frontiera”, l’ultimo miglio prima di completare la rivoluzione digitale. Facciamo attenzione: non siamo alla rivoluzione finale, piuttosto viviamo in uno scenario senza precedenti, in cui il futuro coesiste col passato.(...)
Entrando nel labirinto troviamo, per fortuna, alcuni punti fermi. L’evoluzione tecnologica ha abbassato le barriere d’ingresso al mercato dei media. Oggi un blogger intelligente in poco tempo, con pochi soldi e molte buone idee, macina contatti e ottiene risultati che in altre epoche erano impensabili senza enormi sforzi economici. Vi ricordate l’anno scorso a Roma al Summit UPA Arianna Huffington? Potrebbe essere il capo del filo. Nel nome un destino: Arianna ha trovato il suo percorso in questo labirinto. Seduta comodamente nella sua casa dell’Upper East Side orienta l’opinione di mezza America generando migliaia di contatti e gli inserzionisti pubblicitari si dicono molto soddisfatti.
I grandi media tradizionali sono quindi obbligati a ripensarsi e riposizionarsi nel nuovo scenario per evitare perdite di quota. Anche se, oggi e ancora per molto tempo, la maggior parte del business sarà garantito da loro. La prova di ciò è nei numeri: sappiamo, ad esempio, che i così detti “nativi digitali” cioè i ragazzi tra i 18 e i 24 anni passano oltre il 60% del tempo di esposizione ai media guardando la TV generalista. Un altro punto fermo nel labirinto è la moltiplicazione delle porte di accesso al sistema della comunicazione. (...)
Qual è dunque un possibile nuovo modello di business di fronte alla crescente frammentazione del pubblico sui diversi mezzi? In altri termini, come relazionarsi con una persona che guarda la tv con un pc sulle ginocchia, lo smarthphone che vibra di fianco, il tablet sul tavolino e quando arriva una mail non sa più dove andare a leggerla?
Questo delirio digitale rappresenta per noi investitori un problema enorme e si tratta di un processo irreversibile che cambia la logica di accountability: la pianificazione che nasceva su metriche analogiche oggi deve essere riconsiderata ricercando maggiore efficienza, districandosi tra una cinquina di decoder, riferendosi a criteri di ricerca che dobbiamo sforzarci di affinare.(...)
Un ultimo irrinunciabile invito lo rivolgo a noi tutti: cerchiamo di essere più trasparenti. Non c’è niente di meglio della trasparenza per affrontare un labirinto. Accendiamo le guide luminose: dati precisi e informazioni chiare, mai come oggi ne abbiamo tutti bisogno. Questa è la moneta di scambio su cui nasce la fiducia reciproca. I sistemi di rilevamento, le tecniche di ricerca devono affinarsi per cogliere, nella loro interezza, i fenomeni in atto. È un percorso difficile, lo sappiamo, ma sappiamo anche che la conoscenza è l’unica bussola per orientarci nel labirinto.

mercoledì 7 luglio 2010

TIENE IL MERCATO DELLA TV

Nonostante la crisi economica il mercato italiano della tv tiene in termini di ricavi con una crescita dell’1,7%. E’ il dato fornito dal presidente dell’autorità per le comunicazioni, Corrado Calabrò, nella relazione annuale, sottolineando che “i ricavi complessivi da pay-tv (+7,4% a 2,85 miliardi) e da pubblicità (-9,3% a 3,54 miliardi) si sono ulteriormente avvicinati“, mentre lo spostamento delle risorse pubblicitarie dalla tv tradizionale a internet non è stato della stessa portata che in altri paesi.
Nella relazione, Calabrò propone di prevedere che nella prossima finanziaria gli studenti possano fruire di un bonus governativo per l’abbonamento gratuito a un quotidiano on line. Così, spiega, si potrebbero centrare due obiettivi: diffusione della larga banda e diffusione dei giornali. Infatti Calabrò ricorda come “la lettura dei quotidiani è in strutturale diminuzione e nulla è avvenuto in questo anno per incentivarla”. Tuttavoa le nuove applicazioni tecnologiche (e-reader o tablet pc, come l’iPad) sono “un’occasione per riavvicinare i giovani alla lettura dei giornali e dei libri; può esserci una nuova stagione per la lettura, in un nuovo formato“. Intanto nell’editoria, i ricavi derivanti dalla pubblicità scendono da 2,4 a 1,9 miliardi (-21,5%), nonostante continuino a rappresentare la maggiore fonte di entrate (48,8%). Ma internet non ha assorbito gli investimenti: la raccolta pubblicitaria sul web ha registrato un aumento dell’8%.
Tv digitale: non c’è spazio per Mentana e La7…
Il settore televisivo italiano è essenzialmente tripartito: Rai-Mediaset-Sky
, con gli altri operatori minori e le tv locali che faticano a trovare spazi concorrenziali. Per i tre big della tv nel 2009 i ricavi mostrano lievi scostamenti: per la Rai 2,728 miliardi di euro, Sky a 2,711 miliardi e Mediaset 2,531 miliardi (al netto di una quota Publitalia).
Calabrò indica inoltre che “la tv digitale multicanale frammenta l’audience anche dei canali generalisti tradizionali; nondimeno Rai e Mediaset conservano quote di ascolti ancora assai rilevanti sulle quali l’avvento della pay tv sta incidendo lentamente. Ci siamo battuti affinché la produzione indipendente di contenuti audiovisivi venga tutelata”.
Dal presidente dell’autorità arriva anche una strigliata alle tv locali
: “La tv locale - che gioca un ruolo importante ai fini del pluralismo dell’informazione - con il digitale può concentrarsi sulla qualità e sull’informazione locale. Riempire l’etere di monoscopi o programmi ripetuti è un’occupazione dello spettro che non serve a nessuno e danneggia l’insieme”.
Il numero uno dell’authority sottolinea poi il piano delle frequenze che “abbiamo approvato il mese scorso. Non ci credeva nessuno. E’ la prima volta che un piano delle frequenze che abbia un’effettiva probabilità di attuazione viene adottato in Italia: permette risorse per le tv nazionali (con 5 nuovi multiplex a gara 12), per l’alta definizione, per le tv locali (con almeno 13 mux, che corrispondono a 65 programmi locali per ogni regione), per la radio, e consente di liberare 9 canali tv da destinare alla larga banda wireless, come chiede la Commissione europea”.
Per Calabrò, comunque, il completamento del passaggio alla tv digitale può essere completato entro il 2011, dopo un 2010 che “rappresenta un anno di svolta per il sistema televisivo italiano.

martedì 6 luglio 2010

MASTER IN MEETING MANAGEMENT

 Il Master Meeting Management – Gestione, Comunicazione e Marketing degli Eventi, 14a Edizione Bologna, Ottobre 2010- aprile 2011, realizzato con il patrocinio di FEDERCONGRESSI (Federazione delle Associazioni del settore Congressuale e dell’Incentive operanti in Italia) e di MPI (Meeting Professionals International) rappresenta un percorso di alto profilo per chi intende acquisire competenze e abilità comunicative utili ad operare nel mondo dell’organizzazione di eventi, un settore la cui domanda è in costante crescita, ma che necessita di professionalità sempre più preparate. Un evento di successo, infatti, richiede lo svolgimento di un insieme di attività complesse e diversificate e solo una progettazione accurata e una gestione efficiente possono garantire risultati d’eccellenza.

Obiettivi
Il master ha l’obiettivo di formare figure professionali in grado di gestire tutte le fasi riguardanti l’organizzazione di un evento: dall’incontro con il cliente alla preparazione del progetto, dalla scelta della location all’allestimento della sede, dal coordinamento del personale di assistenza al controllo del budget, dalla predisposizione di materiali stampati alla spettacolarizzazione della cena di gala.
Al termine del percorso formativo, i partecipanti avranno acquisito le metodologie e gli strumenti tecnico – operativi per l’organizzazione, la gestione e la comunicazione di congressi associativi ed eventi aziendali quali: convention, incentive, lanci di prodotto, presentazioni istituzionali, roadshows, mostre, ecc.
Le conoscenze teoriche saranno accompagnate dall’esperienza attiva degli attori protagonisti attraverso case history, documentazione originale e visite a strutture congressuali e fieristiche. Inoltre gli allievi, suddivisi in gruppi di lavoro rappresentativi di agenzie in competizione, potranno mettere in pratica le competenze acquisite nelle lezioni impegnandosi in un project work riguardante la progettazione e la realizzazione di un evento che permetterà di sviluppare le abilità manageriali di leadership, team building, problem solving e gioco di squadra.

Destinatari
Il master si rivolge a:
● laureati, laureandi e diplomati che intendono svolgere la professione di organizzatore di eventi;
● professionisti, operatori aziendali, meeting planner interessati ad acquisire o approfondire conoscenze e competenze specifiche nel settore.

Durata e Frequenza
Il master si svolge nell’arco di 5 mesi con frequenza di sabato full-time in orario: 09.00 – 13.00 / 14.00 – 18.00.
Il programma è di 200 ore di formazione.
L’inizio è previsto per sabato 09 ottobre 2010.

Programma
● L’industria dei convegni
● Tecniche di organizzazione
● Relazioni Pubbliche & Media Relations
● Marketing dei servizi e del settore turismo
● Comunicazione interpersonale
● Public Speaking

Docenti
Il percorso formativo è affidato a docenti selezionati tra professionisti di provata esperienza e iscritti alle associazioni di settore FEDERCONGRESSI, MPI, Meet in Italy, FERPI, Ordine dei Giornalisti, ecc.

Stage
Alla fine del percorso formativo in aula, per i giovati diplomati e laureati non occupati e con buona conoscenza della lingua inglese, è previsto uno stage di tre mesi presso società di organizzazione eventi, centri congressi, strutture alberghiere, APT, convention bureau, aziende private e pubbliche, etc.

Modalità di Iscrizione
L’iscrizione al master è limitata ad un massimo di 20 partecipanti.
La selezione avviene in modo continuativo e si basa su una valutazione del curriculum vitae e sul risultato di un colloquio individuale motivazionale.
Sono considerati elementi preferenziali ottima conoscenza della lingua inglese, buone capacità di relazione e padronanza della tecnologia informatica.

Per ulteriori informazioni:
Professional Datagest
Via G. Leopardi, 6 - 40122 Bologna
Tel. 051 220601 Fax 051 238318
E-mail: info@professionaldatagest.it
http://www.professionaldatagest.it

lunedì 5 luglio 2010

I CINQUE VETTORI DEL MARKETING SOSTENIBILE

Tecnologie tracciabili e misurabili, più comportamenti sociali permettono di affinare di molto il segnale e diminuire di molto il rumore pubblicitario, se lo si vuole veramente. Qualche giorno fa a un interessante evento privato su e-commerce e dintorni mi sono appuntato velocemente alcuni vettori possibili in ordine decrescente di minore inquinamento percepito da parte dell’utente e di maggiori risultati ottenuti da parte azienda (niente che non ci fosse anche prima, a livello di buon senso, ma ora possiamo potenziarne l’effetto con la tecnologia):

1) Geolocalizzazione: rompo le scatole solo a chi oggettivamente può essere nel raggio di azione di un possibile acquisto, e risparmio gli altri. Anche se tra l’essere in un posto, e il volere acquistare qualcosa ne passa.

2) Comportamento: provo a interpretare gli interessi di acquisto di un possibile compratore dal suo comportamento precedente, e risparmio gli altri che palesemente non c’entrano nulla con il mio prodotto. Attenzione, c’è un problema: lui conosce i suoi gusti e le sue intenzioni future meglio di noi, ovviamente, qualunque indagine spionistica sui suoi movimenti possiamo fare. Quindi la possibilità di errore è elevata, anche se meno che lo sparare nel mucchio.

3) Contestualità: provo a offrire advertising in linea con il contenuto (online e offline). Funziona bene con la ricerca attiva, mentre con il resto, boh, se leggo di treni non è detto che voglia comprare un biglietto del treno. La lettura o la visione di un contenuto e le mie intenzioni di acquisto sono davvero due cose diverse.

4) Social filtering: la comunicazione parla per il tramite dei nostri clienti, che si sono fidati di noi acquistando, e valorizzando la loro opinione in ogni possibile modo (“A cinque tuoi amici piace questo prodotto”). Dall’altra parte, io, lato acquirente, devo poter filtrare il rumore in modo che mi arrivino solo messaggi pubblicitari prevalidati da un’opinione fidata e indipendente.

5) Following: mi sono conquistato la fiducia, e il cliente decide di seguire le mie orme spontaneamente. E’ il più potente, meno impattante e con i risultati migliori nel lungo periodo tra tutte le azioni che potete fare. Però serve costanza, tempo, considerazione, ascolto, e moderazione nel fare i piazzisti. Una variante è il mail marketing: è un po’ come il follower, ma più intrusivo, e a rischio di insidie quando si vuole prendere scorciatoie facili. Basta un attimo per finire nello spam.

Probabilmente però, se avete già fatto tutto questo, sarà prima lui a trovare voi.

venerdì 2 luglio 2010

GLI EVENTI COME LEVA DI MARKETING

Come la storia del mondo ci ha insegnato, l’uomo è un animale sociale ed in quanto tale non solo ha la necessità di aggregarsi con i suoi pari, ma è proprio in queste occasioni che spesso riesce a “lasciarsi andare” rompendo, anche se solo per poco tempo, i propri schemi per lasciare spazio a qualcosa di nuovo, sia esso un incontro, un concetto, una consapevolezza o anche il semplice divertimento fine a se stesso.Ed è proprio grazie a questa apertura che il sapiente uomo di marketing costruisce la propria leva promozionale.
Andiamo a vedere insieme quali sono gli aspetti più importanti da tenere in considerazione se pensiamo di organizzare un evento o una serie di eventi per promuovere il nostro business.
Innanzitutto è doveroso anticipare che possono essere organizzati eventi per la quasi totalità di attività di business e di categorie merceologiche, ed è proprio su questo punto che ti chiedo di fare un ulteriore riflessione: sei proprio sicuro che nel tuo caso, ragionandoci meglio sopra, non si possa organizzare un evento per promuovere la tua attività? Dal mio punto di vista 99 su 100 la risposta deve essere negativa perché evento non significa obbligatoriamente organizzare qualcosa che sia direttamente legato alla propria attività, ma può benissimo essere qualcosa di trasversale utile per creare “rumore” e aggregazione. Un esempio? Se ho un’azienda di piastrelle posso pensare di organizzare una gara di posa a tempo tra piastrellisti oppure organizzare una degustazione di vini e formaggi per i miei clienti all’interno della quale parlare dei miei prodotti.
Come sempre la prima cosa è definire esattamente l’obiettivo che voglio raggiungere, infatti un evento può essere organizzato con lo scopo di:
  • farsi conoscere da nuovi potenziali clienti
  • trasformare potenziali clienti in clienti fidelizzare i propri clienti
  • rafforzare il proprio brand
  • creare effetto buzz
  • seminare creando valore
  • creare e favorire il business networking
  • 2 o più degli obiettivi sopra elencati insieme
Una volta definito con chiarezza l’obiettivo, è importante rispondere schematicamente alle classiche 5 domande:Chi?
Voglio coinvolgere chiunque o un target preciso di persone? Prospect o clienti?
Che cosa?
Organizzo un evento online o offline? Si tratta di un contest, un seminario, una presentazione interattiva, un incontro culturale o cos’altro?
Come?
Cosa faccio fare ai partecipanti? Come li coinvolgo? Come tengo viva la loro attenzione? Come organizzo il percorso da far vivere ai partecipanti per portarli verso il mio obiettivo?
Quando?
Ho ragionato bene sulla data e l’orario? Nello stesso momento del mio evento ci sono altri eventi in concorrenza? Ci sono appuntamenti fissi che normalmente le persone seguono? E’ il momento migliore per coinvolgere la maggior parte del mio target?
Perché?
Questa è forse la più importante. Perché dovrebbero partecipare al mio evento? Qual’è la leva per cui una persona dovrebbe investire il proprio tempo e spesso anche denaro per partecipare ad una mia iniziativa? Sono certo che quello che ho ideato sia di sufficiente impatto ed appeal?

Una volta chiariti bene questi aspetti possiamo dedicarci alla parte operativa dell’organizzazione dell’evento che richiede una attenta pianificazione e programmazione onde ridurre al minimo tutti gli imprevisti che inevitabilmente si manifesteranno durante un evento. Si hai letto proprio bene, per quanto una pianificazione ed organizzazione possa essere precisa accadono sempre degli imprevisti a favore dei quali l’unica arma che abbiamo a disposizione sono il sangue freddo e la capacità di improvvisare!

Max Repici via Wbaonline

giovedì 1 luglio 2010

GUERRILLA CONVENTION

Di Andrea Natella via ItaliaConvention

Negli ultimi tempi il marketing di guerriglia si sta imponendo anche in Italia come nuova leva nel mix di comunicazione di molte aziende. Essendo un approccio “nuovo”, non sempre è capito a fondo per i vantaggi che può offrire e per i rischi legati ad un suo utilizzo improprio. Per questo nel proporne l'applicazione anche in sede congressuale, ne raccomandiamo un uso ragionato e non superficiale.

Il guerriglia marketing è una metodologia flessibile
in grado di migliorare la riuscita di ogni evento aziendale, soprattutto per quanto riguarda la memorabilità dell’esperienza sempre così fortemente legata alle emozioni che si riescono a suscitare nei partecipanti.
Sebbene il termine “guerriglia” ci proietti in un universo fatto di imboscate e sabotaggi, il cuore della sua efficacia risiede piuttosto nella capacità che hanno i gruppi guerriglieri di riuscire a suscitare consenso intorno ad un’azione militare. Una buona campagna di guerriglia riesce non solo a ottenere il risultato pratico (obiettivo militare), ma anche a trasformarlo in un’ulteriore occasione di comunicazione e di consenso (obiettivo politico).
Nel caso del marketing: memorabilità e notiziabilità, ossia ricordo e racconto.
Ingredienti obbligatori: creatività spiazzante, imprevedibilità e conseguente sorpresa.
Per spiegarci meglio prendiamo un esempio sbagliato. Aprile 2008, convention Telecom.(...)



Eppure questo tipo di dinamica può essere costruito e pianificato con intelligenza in modo da raggiungere risultati positivi e raddoppiare l’efficacia di qualsiasi convention. In poche parole: rafforzare il senso di appartenenza al gruppo e/o offrire un valore aggiunto di visibilità all’azienda.
Sono tre i momenti in cui strategie di guerriglia marketing posso essere applicate con profitto ad eventi aziendali.

1. L’invito

La fase di comunicazione dell’evento ai partecipanti segue quasi sempre una procedura standard: la comunicazione, l’invito, la pre-registrazione. E’ possibile però immaginare di gestire questa fase in modalità teaser, ovvero “stuzzicare” anticipatamente la curiosità del partecipante senza però rivelare la natura dell’appuntamento. Immaginate ad esempio di utilizzare, invece delle classiche e-mail o inviti cartacei, un qualche tipo di rompicapo che sfidi l’intelligenza del destinatario a scoprire cosa vi si nasconda dietro.

2. L’evento
E’ la fase che maggiormente si presta ad azioni di spiazzamento. Il filosofo francese Paul Virilio parla dell’incidente come di un archetipo della cultura contemporanea. L’incidente è qualcosa che turba il quotidiano svolgersi degli avvenimenti e in qualche modo finisce per attribuire ad essi un senso maggiore. Basti pensare al fenomeno degli streaker, gli esibizionisti che invadono nudi campi sportivi. La loro semplice presenza è in grado di trasformare un evento sportivo minore in un fatto notiziabile. Cosa succederebbe se uno streaker apparisse nel bel mezzo di una convention?

3. Follow-up
Chi si occupa di congressi o incontri aziendali sa quanto è importante dare seguito all’evento attraverso diverse forme di follow-up. Gadget, trofei, video o fotografie inviati nei giorni successivi alla convention possono rinsaldare lo spirito di squadra e rafforzare il ricordo dell’incontro. Anche qui è possibile immaginare, con creatività di guerriglia, diverse soluzioni di follow-up non convenzionali, in grado di appassionare e/o divertire il partecipante o, ancor meglio, spingerlo a rinsaldare i contatti con altri partecipanti per le ragioni più improbabili e inattese.
Questi esempi sono semplici suggestioni. I migliori risultati si ottengono quando il pensiero e la creatività di guerriglia attraversano narrativamente tutte le fasi del progetto e, soprattutto, quando collaborano agli obiettivi che l’evento si propone di raggiungere. In questo modo il marketing di guerriglia può diventare un forte valore aggiunto, ottenendo di eccedere i normali risultati di qualsiasi evento interno e di far eccellere l’azienda potenziando la sua immagine anche verso l'esterno.