giovedì 8 aprile 2010

INTERVISTA A GIANLUCA DIEGOLI [mini]marketing

Riporto un'estratto dell'intervista pubblicata sul Tagliablog

Di Gianluca Diegoli non posso che consigliare la lettura (quotidiana) del suo [mini]marketing, e delle sue “91 discutibili tesi per un marketing diverso” (ebook che dovrebbe stare nel reader di ogni buon (web) marketer che si rispetti).
A Gianluca ho proposto le stesse identiche domande fatte alcuni giorni fa ad Andrea Febbraio e a Vincenzo Cosenza, ottenendo delle risposte davvero interessanti (e spesso sintonizzate col mio modo di vedere e intendere questo mondo). Eccole qui:

Il banner è stata la prima forma di pubblicità online. Ora è morto? o morirà ucciso da altre forme di advertising? 
Il banner non muore semplicemente perché ci sono persone (che incidentalmente controllano i budget di marketing) che credono in lui oltre ogni dimostrazione empirica e oltre ogni calcolo del ritorno effettivo, che “vogliono crederci”, per “ritrovare” sui mezzi digitali quella “semplicità” che caratterizzava i mezzi analogico (...) 

Facebook, per alcune agenzie, sta diventando una grossa opportunità, una terra di conquista dove si crea un certo tipo di comunicazione pubblicitaria. Ma lo spostarsi degli investimenti adv nei social, non rischia di “togliere aria” agli editori? 
Dovremmo preoccuparcene?  Le news stanno diventando un mercato perfetto, sempre più concorrenziale. I giornali hanno un grande problema, la loro struttura “produttiva” pesante, ereditata da altri tempi, e la pubblicità online non li salverebbe comunque, Facebook o no. 

Definisci il Buzz. E soprattutto il suo rapporto con l’etica. 
Il buzz è qualcosa che chi non riesce a far parlare di sé spontaneamente, usa come palliativo, di solito con scarsi risultati.
Il suo rapporto con l’etica: non sono preoccupato dell’irruzione del Buzz in rete, anzi, sono più che tranquillo, il mercato della trasparenza, della reputazione, della fiducia automaticamente ricrea l’equilibrio “infranto” o sbilanciato dal buzz artificiale.


A proposito di etica: come giudichi certe operazioni di infiltration nei blog/forum? esiste un modo “corretto” di fare infiltration? 
Esiste il modo corretto, è quello che non si chiama infiltration. Si chiama partecipazione, aiuto, collaborazione con gli altri utenti del forum, anche con account aziendali.
I finti utenti che “casualmente” sponsorizzano qualche campagna hanno una reputazione bassa, che in realtà non sposta nulla


Parliamo di metriche: come è possibile misurare i risultati di una campagna sui social media? che tipo di report mostrate ai clienti? 
Contesto il concetto di campagna (era anche nelle 91 tesi: il concetto di campagna va preso nel senso del contadino, non in quello militare). Monitoriamo, partecipiamo, nutriamo, coccoliamo in modo continuativo, senza grandi budget, cercando di mostrare attenzione e facendo filtrare la voce della community all’interno dell’azienda.


LEGGI TUTTA L'INTERVISTA QUI

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