venerdì 30 ottobre 2009

IL NUOVO RUOLO DELLE RP NELLE RELAZIONI DIPLOMATICHE

Dalla collaborazione tra Ferpi e Ministero degli Esteri emergono nuovi e interessanti elementi concettuali per le Relazioni Pubbliche. Diplomatici e relatori pubblici, un percorso in parallelo verso la public diplomacy e la stakeholder relationship governance.

Uno stato nazionale, un governo, è – di fatto – un’organizzazione complessa che intrattiene relazioni con decine di migliaia di stakeholder e pubblici influenti. Tra esse hanno un ruolo fondamentale le relazioni internazionali, affidate alle ambasciate e ai consolati e al personale diplomatico. Relazioni che vanno ben oltre i rapporti istituzionali e la rappresentanza in senso stretto. Di fatto i diplomatici svolgono un’azione strutturata di relazioni pubbliche che deve rispondere a politiche ben definite e precise strategie in modo da assicurare un reale dialogo con i pricipali stakeholder di quel Paese estero in cui operano a nome del proprio Stato o Governo.
Ciò presuppone un ripensamento della governance delle strutture diplomatiche e della formazione del personale stesso nell’ottica delle relazioni pubbliche (...)
(...) “Così come per qualsiasi altra organizzazione che vuole rappresentare adeguamente i propri interessi – continua Muzi Falconi – la struttura diplomatica e il proprio personale deve tendere a costruire spazi (reali e virtuali) che permettano agli stakeholder di relazionarsi direttamente tra loro e con l’organizzazione, passare cioè d un’adeguata stakeholder relationship governance. Ciò implica una nuova visione sistemica (organizzativa e sociale) della Public Diplomacy, basata su quegli elementi che ben conosciamo:
  • dialogo e comunicazione con i pubblici
  • relazioni tendenzialmente simmetriche
  • trasferimento di contenuti anzichè di messaggi
  • responsabilità (la cultura dell’attuazione anziché quella dell’annuncio: “walk the talk”)
  • prevalenza dell’interesse pubblico (sugli interessi sia dell’organizzazione che degli stakeholder)
Secondo questi criteri il valore della Public Diplomacy è determinato dallaqualità (costantemente monitorata) dei sistemi di relazione sviluppati da una organizzazione con i pubblici di altri Paesi”.
Leggi qui tutto l’intervento.
di Giancarlo Panico su Ferpi.it 



giovedì 29 ottobre 2009

IL SUCCESSO DEL MICRO-MARKETING


Vi segnalo un articolo interessante apparso su Marketing Journal dal quale si evince come il micro-marketing e l'attenzione al dettaglio e alle piccole azioni possano contribuire al rafforzamento di un brand
L’approccio long tail retail prevede che le grandi strategie aziendali lascino il posto a modelli comunicativi più snelli.
È il libro che va per la maggiore ancora oggi. The Long tail, di Chris Anderson, il successo della coda lunga. È finito il tempo di guardare solo alla pancia del mercato con l’occhio alla gaussiana. Il successo, e una massa di mercati, passano dalle nicchie. Discutibile? Provocatorio? Forse sì, ma è interessante cominciare a pensare al concetto di nicchia non solo in termini di mercato, ma come modello di lettura delle funzioni e delle attività aziendali e del retail. Massificare, per cogliere i volumi e i cluster più diffusi? Attenzione alle differenze, alle condizioni specifiche, ai contesti. Spesso l’osservazione si limita alle grandi serie, agli accadimenti complessivi. Ma un accadimento è costituito da piccoli elementi, singole cellule con loro moto proprio. Il tempo uccide. Non consente di scendere nel dettaglio e di osservare i singoli comportamenti delle nicchie, si agisce per astrazioni, per grandi sistemi. Anche nel marketing retail.

Qualcuno ci ha provato
La costruzione di una strategia di marketing o di una campagna di distribuzione è un fatto solitamente macro. Grandi investimenti, grandi pianificazioni. Budget, media e concept sono spesso i termini delle discussioni. Interessante, invece, il nuovo approccio, che si sta creando in alcuni retailer: the long tail retail marketing. Partire non più dalla grande strategia, ma dalla piccola azione, costruendo intorno a essa un percorso d’identità e di posizionamento marketing della catena retail, come per esempio Office Max, catena Usa di prodotti di elettronica e materiali da ufficio. Forse molti di voi avranno ricevuto o inviato via web a Natale il gioco degli elfi: una cartolina natalizia animata di saluto, semplice, banale e ironica, con la possibilità di inserire la propria faccia all’interno di simpatici elfi danzanti sotto la neve. Elf Play è stata una delle nicchie di attività su cui è stata costruita la campagna di Office Max. Obiettivo era creare un evento per allargare il target clienti e la presenza del marchio su nuovi segmenti: andare oltre le profilazioni tradizionali e i database aziendali. La campagna è durata 5 settimane, organizzata in 20 giorni, pianificata con budget irrisorio. Le cifre sono state eclatanti: 70 milioni di minuti di visibilità online, 700 milioni di hit sul sito, 10 Elf Play al secondo durante i 15 giorni prima di Natale. Una diffusione internazionale al di sopra di ogni previsione e controllo.

Inseguire modelli micro tralasciando le statistiche!
Un successo straordinario, legato a fattori poco business ma molto psicologici. Un esempio che ha suscitato forti discussioni negli Stati Uniti su come valga la pena di seguire nuovi modelli che dedichino più attenzione e tempo ai dettagli, a immaginare al di fuori delle statistiche e dei grandi numeri. Articolazioni di pensiero che si diffondono. Si parla molto di new pear to pear marketing. Qualcuno lo fa. E nella situazione di mercato in crisi come quello attuale, e sicuramente anche di quello prossimo venturo, anche i paradigmi del pensiero macro dovranno lasciar posto a quelli del pensiero micro delle code lunghe.

martedì 27 ottobre 2009

LA PROTESTA DEI PUPAZZI DI NEVE

Ne abbiamo viste di tutti i tipi da queste parti sul tema del Global Warming, mai mi sarei immaginato che un giorno anche i pupazzi di neve si sarebbero ribellati, d’altronde, con tutti questi cambiamenti climatici, anche loro sono destinati a scomparire.



venerdì 23 ottobre 2009

LA NOTTE DEI PUBBLIVORI


Al Teatro degli Arcimboldi di Milano il 23 e 24 ottobre la notte di full immersion negli spot pubblicitari di tutto il mondo! Io ci sarò, e voi? http://www.lanottedeipubblivori.it/ 







giovedì 22 ottobre 2009

NASCE "EQUALWAY": IL SOCIAL NETWORK EQUOSOLIDALE

È arrivato Equalway , il social network per gruppi d’acquisto solidale

Home page Equalway
Una piattaforma online per far incontrare un produttore di mele e un gruppo di amici che compra buona frutta senza intermediari. Si chiama Equalwayed è il primo social network per gruppi di acquisto solidale. Un veroequalmarketplace per favorire l’accorciamento della filiera produttiva. Responsabilmente.

mercoledì 21 ottobre 2009

GREEN MARKETING: IL NUOVO LIBRO DI JOHN GRANT


Scritto da Sara Magliola
Il libro di John Grant si legge in un sorso ma è molto complesso e denso e può essere analizzato sotto molti punti di vista.
Può essere visto come un libro di stampo manageriale, perché con una lucida capacità di analisi John Grant riesce a costruire unamatrice in cui far rientrare le possibili azioni di marketing green, intersecando su un asse la “quantità di verde” (verde, più verde, verdissimo), sull’altra la dimensione su cui il marketing vuole agire, aziendale, sociale e personale.
Può essere visto anche come un piccolo tesoro per ritrovare le più interessanti case-history green; forte della sue esperienza come consulente in questo campo, l’autore presenta moltissimi case interessanti, generalmente di stampo anglosassone, ma innovative e vincenti.
A mio parere, però, il libro è ricchissimo di spunti sul futuro prossimo del marketing. John Grant è categorico nell’affermare sin dall’inizio due concetti essenziali:
1)    Obiettivo del marketing è fare profitti per l’azienda e qualunque principio o pratica che non riesca a soddisfare questo obiettivo è di per sé fallimentare. Quindi niente sentimentalismi o ipocrisie, il marketing green funziona se riesce a generare profitti
2) Il marketing green non è una tattica da usare per farsi belli, non è greenwashing: è un principio che va abbracciato e deve pervadere l’azienda in tutte le sue azioni.
LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA QUI 

martedì 20 ottobre 2009

MARKETING DI NICCHIA


VI SEGNALO ALCUNE RIFLESSIONI SU UN TEMA FORSE TROPPO  PRESTO DIMENTICATO...
DI  FABRIZIO SCATENA su http://blog.pmi.it/ 
Il marketing di nicchia è una forma di marketing che si concentra su piccoli gruppi di clienti. La nicchia è infatti un gruppo circoscritto di clienti che ricerca in un prodotto o servizio benefici per soddisfare bisogni e desideri molto particolari.
Solitamente le nicchie sono disposte a pagare dei prezzi elevati per assicurarsi prodotti e servizi di difficile reperibilità sul mercato, o ad acquistarne volumi cospicui anche prezzi più bassi.
Il vantaggio di una nicchia rispetto ad un segmento esteso di clienti, è la minore concorrenza presente. In un mercato ben preciso vincerà la logica della specializzazione che solitamente è patrimonio di poche aziende.

Ma le nicchie sono redditizie per le imprese? Certamente si se chi offre determinati prodotti e servizi è in grado di 
assicurare un alto livello di qualità, perchè conosce a fondo i suoi clienti e ne sa intercettare i bisogni e desideri più profondi, offrendogli soluzioni ottimali.
Ad esempio il mercato tedesco è caratterizzato da piccole imprese che detengono alte quote di mercato perchè si sono specializzate in alcune nicchie; soluzioni che sarebbe auspicabile anche nel nostro tessuto socio-economico, formato in prevalenza da aziende di piccole e medie dimensioni.
Inoltre grazie al web e alle molteplici potenzialità che offre l’e-commerce è possibile creare punti vendita online di portata internazionale.
Ne è un esempio significativo il negozio di musica Transmission, situato a Roma e specializzato nella vendita di titoli in vinile.
Il negozio oltre ad avere un punto vendita fisico nella città, utilizza un negozio online frequentato anche da clienti stranieri, non di rado collezionisti, in caccia di rarità.
Come si vede una strategia di specializzazione può portare a risultati davvero incoraggianti se si sanno cogliere le nicchie poco conosciute e servite.


lunedì 19 ottobre 2009

COME FARE MARKETING CREATIVO


Vi segnalo questo interessante post pubblicato sull' Ipermarket del Marketing 
Si parla tanto di marketing creativo, ma come lo si mette in atto?
Bisogna essere dei super esperti di marketing? Bisogna essere dei geni? Bisogna essere dei pozzi di creatività?
Sicuramente serve una buona dose di conoscenza della materia, un pizzico di genialità ed altrettanta creatività ma per creare una campagna di marketing creativo (virale, guerriglia, street marketing o qualunque altro genere esso sia) servono anche altri “ingredienti”, magari anche facilmente reperibili, ma che poi vanno pur sempre abilmente “cucinati”…

Eccone alcuni:
1) Spirito d’osservazione della quotidianità.
Stare in mezzo alla gente, fare lunghe camminate per strada, ascoltare i discorsi della gente al bar… E’ fondamentale per rendersi conto di quelli che sono “usi e costumi”, esigenze che spesso vengono ignorate e sulle quali invece si può far “perno”… Dalla quotidianità può venire lo spunto giusto. Bisogna quindi avere un grande spirito di osservazione!

2) Superamento del proprio punto di vista.
Quando si ha un idea spesso la si raffronta automaticamente con il proprio modo di ragionare e con i propri gusti, è bene però non fermarsi a quello che pensiamo noi: un qualcosa che a noi non piace potrebbe piacere a miliardi di persone! Qualcosa che per noi potrebbe non funzionare, in realtà potrebbe funzionare benissimo! Questa considerazione ci porta al prossimo punto…

3) Sperimentare
Mai avere paura di sbagliare, perchè in fin dei conti solo provando ci si può rendere conto dell’effettiva efficacia di una tecnica! Fin quando la teoria resta tale anche i i potenziali risultati restano tali e pertanto, appunto, teorici! Provare, riprovare, ed ancora provare… studiando a fondo i successi e sopratutto gli insuccessi, da quali si possono trarre indicazioni preziosissime!

sabato 17 ottobre 2009

MERAVIGLIOSO AMBIENT MKTG SULLA PREVENZIONE

Oggi vi propongo un ambient per le strade di Auckland creato per sensibilizzare la popolazione femminile ad usufruire della mammografia del New Zealand Breast Cancer Foundation








venerdì 16 ottobre 2009

I LOVE VIRAL

Se siete appassionati, curiosi o “assetati” di viral, se volete sapere cosa è accaduto nella settimana, se volete la TOP 3 dei video virali: I ♥ VIRAL , più di un blog, un vero e proprio archivio di video virali, chi inoltre vi da la possibilità di avere il player aggiornato settimanalmente sul vostro Blog. Basta copiare ed incollare il codice.


Fonte: http://www.nonconvenzionale.com 

mercoledì 14 ottobre 2009

IL BRIEF: UN ELEMENTO BASILARE

Vi riporto di seguito alcune riflessioni pubblicate nel gruppo Forum della Comunicazione su Linkedin firmate dal CEO di Advance , Angelo Faravelli. Buona lettura!


A tutti capita di incappare in operazioni di comunicazione che, immediatamete, sembrano strane, discutibili se non certamente errate.

La mia esperienza di comunicatore che ha lavorato per centinaia di aziende globali e locali, mi fa pensare che, forse, dietro quelle realizzazioni ci sia un brief incompleto, errato o addirittura inesistente.

Preferisco nemmeno segnalare quante volte capita che ci venga assegnato un progetto senza un brief scritto.
Siamo noi che, prendendo spunto da quello che ci ha detto il cliente in riunione, redigiamo un brief ufficiale, da far condividere ai manager.

Senza una base scritta e condivisa, non si combina niente.
Banalmente "non c'è vento favorevole per chi non sa dove vuole andare.

E questo vale non solo per le mega campagne a base di spot e advertising tradizionale, ma è vero anche , e fprse soprattutto, per lo studio di quegli strumenti che poi sono alla base del successo di un prodotto sugli scaffali, per esmpio il packaging.
Per dare un valore aggiunto a questo mio intervento, vi segnalo che a questo link: http://www.advanceitalia.com/brandingtools.php potrete scaricare una dettagliata check-list per redigere un brief relativo a progetti di packaging design.
Il tutto è gratis, serve solo una brevissima registrazione.

Leggetela e ditemi cosa ne pensate. Con il vostro aiuto sarà certamente possibile migliorarla

A presto !

Angelo

venerdì 9 ottobre 2009

LUFTHANSA E FACEBOOK


Ecco la nuova integrazione facebook connect sul sito Lufthansa: tramiteMySkyStatus le informazioni sui voli possono essere trasferite su facebook -tramite connect- o su Twitter -tramite le API Twitter-.
lufthansa-300x181

A prima vista sembra una applicazione divertente, visto che i miei amici possono vedere dove mi sto dirigendo e quanto manca al mio arrivo.  Questo vale per tutti i voli, non solo per Lufthansa. Esistono pero’ anche degli inconvenienti, basta ricordare qualche spiacevole evento successo in passato grazie alla diffusione di info molto personali sui social network  (per esempio furti in case vuote, grazie alla soffiata sull’assenza dei  proprietari). Magari meglio pensarci due volte…ma questo non é  di nostra competenza…
Per Lufthansa puo’ avere senso: l’utente infatti puo’ venire reindirizzato alla pagina della compagnia.  Nel momento in cui questa applicazione poi trovasse una certa diffusione su facebook, allora i vantaggi per la LH sarebbero piu’ evidenti.
FONTE: http://www.facebookbiz.it/articolo/marketing-lufthansa-su-facebook

mercoledì 7 ottobre 2009

SIAMO TUTTI GIORNALISTI!

VI riporto alcune riflessioni sulla forza del "passaparola" quale primario strumento di informazione.. 
Fonte: ComunicazioneItaliana.it 
Di Andrea Riccio
Il passaparola è oggetto di studio da parte dei marketers ormai da qualche lustro.
Teoria e pratica del marketing si stanno spendendo sulla sua applicazione là dove possono trarre dei profitti, quindi nell'impresa, attraverso la promozione e vendita di prodotti e servizi o ancor meglio, di emozioni.
Passaparola in inglese si dice "word of mouth", letteralmente "parola di bocca". Con la tecnologia è diventato "word of mouse", cioè " parola di mouse". Chiaro il gioco di parole?
Ma l'ambito nel quale il passaparola si evoluto di più, però, è quello di un servizio tutto particolare, che appunto sa dispensare emozioni forti: l'informazione.
Roba inutile, vero?
Perché l'informazione? Perché proprio questa oramai la fa la gente, è il vero marketing 2.0. Anzi, senza marketing: è il semplice 2.0.
Il giornalismo della gente ("Citizen journalism" suona meglio) soppianta il giornalismo tradizionale. Scriveva Tom Curley, direttore dell'Associated press nel discorso di apertura della conferenza dell'Online News Association, nell'ormai lontano 2004:
«come abbiamo potuto vedere chiaramente nell'ultimo anno, i consumatori vorranno utilizzare la natura interattiva di internet per partecipare direttamente allo scambio delle notizie e delle idee. L'informazione come lezione sta lasciando spazio all'informazione come conversazione».
Sempre più persone infatti si informano, sì, anche dalla stampa, ma in modo indiretto: i social network che preferisco chiamare reti sociali, sono diventati una realtà diffusa con una rapidità impressionante, e servono appunto a trasmettere informazioni.
Nel giro di un annetto o due è diventata una cosa attuale e quotidiana giusto per qualche milione di italiani. C'è chi dice che le reti sociali, Facebook in testa, hanno insegnato a un pacco di gente ad usare il computer. Non credo si meravigli nessuno.
Tornando a bomba, quel che succede lo vediamo: dalle nostre reti preferite, a seconda dell'autorevolezza del nostro contatto su un certo argomento, riprendiamo le notizie che ci interessano, che ci scandalizzano, che ci divertono e le condividiamo a nostra volta, talvolta urlando, interessando altri e così via con la reazione a catena. Il marketing virale più compiuto oggi è nell'informazione.
La chiave sta nel fatto che essa dispone dell'ingrediente di base del passaparola, la spontaneità. Essa non è innescata da un'impresa per migliorare l'immagine di un prodotto e di conseguenza la sua redditività, ma proprio dalle persone che, con una notizia spesso freschissima, vogliono fare una denuncia, lanciare un allarme o far conoscere comunque un fatto.
La denuncia, gli allarmi, nascono da una violazione dei nostri valori. È per questo che si diffondono in maniera tanto virulenta, non paragonabile alla reazione a catena innescata da un qualsiasi prodotto/servizio/emozione. Su di essi anzi, appare più morboso il passaparola negativo, che appunto ha più lo spirito di una denuncia che non di una pubblicità.
Sia chiaro, è frequente trovare notizie create ad arte per fini commerciali, politici o altri, ma è anche più facile che queste vengano scoperte rispetto alle notizie artefatte da una diffusa parte della stampa, non a caso in forte crisi di credibilità.
L'informazione 2.0 parte dal basso, si fonda su informazioni fornite dal testimone, spesso oculare, che può documentare l'accaduto con la testimonianza più oggettiva: un video. Quanti ormai hanno una videocamera in tasca?
Sempre più spesso testate sconosciute vengono portate alla notorietà e le oligarchie dell'informazione, spiazzate, pèrdono di orientamento. Gli esempi dell'Iran e del Tibet, solo per guardare fuori da casa nostra, mi sembrano piuttosto eloquenti
Ultimo dettaglio: l'informazione ottenuta in questo modo è gratuita, cosa che i marketers non possono sottovalutare.
Ci sarà da riflettere?


martedì 6 ottobre 2009

TWITTER PER I RELATORI PUBBLICI

Dal sito Ferpi un estratto di un articolo molto utile sull'utilizzo corretto di Twitter


Dopo il blog, dopo Facebook, come i professionisti delle Rp possono usare con profitto Twitter per distribuire le proprie notizie? Abbiamo chiesto ad Aurora Ghini, blogger e community manager di Style.it, portale di Conde Nast, di suggerirci come familiarizzare con questo strumento e usarlo proficuamente nel nostro lavoro.


Twit… che?
Questa definizione è molto chiara: Twitter è una rete e un servizio di microblogging che permette agli utenti di
tenersi in contatto tramite brevi messaggi di testo. Per saperne di più, potete scaricare questo ebook scritto in italiano, perfetto per capire che cos’è Twitter e come funziona:http://www.geweb.org/guida-gratuita-twitter
Il target – Per chi si scrive
E’importantissimo definire quale sarà il vostro target, nel caso nostro i giornalisti. Così comincia la caccia ai famosi followers, quelli che poco a poco si abboneranno al vostro flusso di notizie perché giudicano che le informazioni che condividete sono degne di interesse....
...Segmentare il target non ha molto senso, con un tweet di qualità si possono raggiungere molte persone: giornalisti si, ma anche opinion leader, blogger, appassionati e amici. Quello che porta Twitter sono i feedback, cioè la ripresa della notizia, ed è proprio questo il potere dello strumento, peccato limitarsi in un contesto nel quale la condivisione viene sempre premiata.
Come si scrive
...L’importante è ricordarsi che per quanto si tratti di lavoro, Twitter ha un linguaggio e un meccanismo amicale, non è austero e “pomposo”. E’ molto più ciarliero. Forse lo stile colloquiale dei tweet influenzerà alla lunga il modo di scrivere un comunicato stampa.


Alimentare il flusso di notizie.
...Conviene selezionare all’interno della propria struttura la persona che seguirà, aggiornerà e alimenterà il flusso di notizie per creare una continuità di news. Ma non solo, dovrà osservare le notizie che sono state riprese (feedback) e magari analizzarle e vedere come si traduce questa ripresa: un articolo online, un articolo su carta o la molto ambita diffusione virale su internet. Il silenzio deve anch’esso essere interpretato. Comunque se ci vuole tempo per installarsi ed essere ascoltato, non può in nessun modo essere una ragione per non cominciare.

lunedì 5 ottobre 2009

MARKETING E RISTORAZIONE

Vi propongo un post molto semplice ma efficace su come aprire o migliorare un ristorante... in fondo nella vita può sempre servire :-)


Oggi, caro amico e collega, 
Ti parlerò di questo potente strumento che è il marketing applicato alla 
ristorazione.
 Diverse persone mi hanno chiesto di chiarire questo aspetto e allora:-"a grande richiesta, grande spiegazione"!!-
Diciamo che sotto questa grande parola si nascondono un sacco di significati, ma l'errore più grande che fa la gente è scambiare il Marketing con la Vendita:
 il Marketing, comprende una serie di strategie che sono atte a far aumentare le vendite, ma non è la vendita! Proprio la Vendita fine a se stessa è l'ultima cosa che è data dalla somma di queste strategie.
E una cosa importante da tenere in 
considerazione, è che il marketing, viene prima dell'apertura del nostro ristorante, in modo da sapere già come agire dopo.
Ma come si può applicare il marketing alla 
ristorazione?? Domanda da 1000 Dollari!
Sicuro!! E perciò cominceremo a studiare queste cose:

  • Identificare la zona e il tipo di mercato dove voglio posizionare il mio ristorante, se il posto dove sorgerà vi è abbastanza passaggio , vi è parcheggio? E la zona è frequentata, perché già troppe cattedrali nel deserto sono state fatte.
  • Quali sono le esigenze di quella zona; quali tipi di piatti vanno per la maggiore, in cosa è specializzata la concorrenza, e in che cosa vorròspecializzarmi io.
  • E infine cercare di specializzarmi in qualcosa di particolare, che oltre al buono ed efficiente servizio, mi permetta di essere il primo di quella categoria sul mercato, così che la mia concorrenza si riduce e posso essere libero di lavorare tranquillamente senza lo stress.
Queste sono alcune delle cose principali che si devono tener conto nel marketing.
Ma tu potresti dirmi: ma io il ristorante ce l'ho già e cosa posso fare per migliorare?
Se la prima delle ipotesi non la puoi cambiare, perché la posizione del tuo ristorante bella o brutta che sia la devi lasciare, ti puoi migliorare sulle altre 2 ed è già un grande vantaggio, e ti aiuterà ad aumentare i tuoi incassi sicuramente di una buona percentuale.

Cluadia


Fonte: www.cameriereagogo.com 

venerdì 2 ottobre 2009

AUTODIFESA PER LE AGENZIE

Voltaire lo chiamava “l’esprit de l’escalier”: sono quelle risposte brillanti che ti vengono in mente solo quando sei uscito, e stai scendendo le scale.
Quante ne servirebbero per affrontare le paturnie e l’arroganza di certi clienti!
Ecco allora un breve manuale di autodifesa per agenzie, a uso di account, creativi e titolari che vogliono prendersi il piacere di rispondere come si deve.


-Voglio una campagna con le palle!
-Che ne direbbe di una fatta con il cervello?
 
-Mi serve per ieri!
-Che combinazione: proprio ieri stavo guardando la fattura che mi deve pagare da tre mesi.
 Se la risposta funziona, e il cliente viene a più miti pretese, dicendo:
-Mi serve in tempi rapidi!
-Rapido vuol dire frettoloso, e frettoloso erroneo, ed erroneo dannoso, e dannoso in un’azienda significa rimetterci denaro. Lei vuole rimetterci del denaro?


-Ho già trovato l’idea per la prossima campagna!
-Magnifico: venga a lavorare da noi come stagista creativo, gratis ovviamente.

-Le fate le gare a rimborso zero?
-Non ancora: inizieremo quando lei inizierà a regalare i suoi prodotti.

 
-Dovete seguire le mie idee: sono un tipo vulcanico!
-Nel 1883 l’eruzione del vulcano Krakatoa causò più di 36000 morti. Spero non sia il suo caso.

 
-Questo preventivo è troppo alto: tagliamo alla metà!
-Affare fatto: metà subito, l’altra metà a 60 giorni fine mese.


-Dobbiamo comunicare in modo più aggressivo! AG-GRES-SI-VO, capito?!
-Cominciamo subito: quand’è che la pianti di dire cazzate?
 

Si dice spesso che certi clienti è meglio perderli che trovarli; se rispondete così (non sempre, basta ogni tanto) ce la farete.
Come diceva Guzzanti-Funari, è tanto liberatorio!