sabato 28 novembre 2009

MCDONALD AL VERDE!


Del 27/11
Abbiamo già parlato dei “lovemarks: quei marchi di indiscusso successo che hanno saputo trasformarsi da ‘brandroidi’ (altro neologismo targato Kevin Roberts) in catalizzatori economico-emotivi che si muovono nel contesto della attraction economy. Dà i brividi, esatto. Eppure alcuni brand, supportando una business idea vincente e un management aggressivo con un impianto di comunicazione impeccabile, hanno saputo conquistare il mondo intero. Lo ‘swoosh’ di Nike, la ‘m’ gialla su fondo rosso di McDonald e il logotipo corsivo di Coca Cola sono diventati bagaglio comune proprio grazie a un’immagine coordinata sempre minuziosamente coerente (anche se, come abbiamo già raccontato, alcuni vistose debolezze comunicative hanno affetto anche top brand come Barilla). Ma cosa succede quando in una ‘coppia’ subentra la crisi? Cosa succede quando arrivano la noia, la prevedibilità, addirittura il disappunto e l’insofferenza? Ci sono due alternative: la terapia matrimoniale (che per un lovemark con centinaia di milioni di partner diventerebbe alquanto esosa), o il ‘rinnovamento’, con la speranza di risolvere i problemi.
Nel termometro della attraction economy che è www.lovemarks.com, il marchio McDonald è in rapidodeclino: la percentuale dei detrattori è decisamente superiore a quella di chi riconosce nella prima fast food chain mondiale un lovemark. Senza contare che, sin dalla prima manifestazione antiglobalizzazione del popolo di Seattle, le vetrine di questo marchio sono diventate il bersaglio preferito dei sassi ‘no logo’. Una sconfitta non da poco per una multinazionale che ha fatto della seduzione dei mercati la propria vocazione.
Certe cose non cambiano mai, lo dicevamo all’inizio. E’ una delle basi dell’immagine coordinata. Ma a mali estremi, estremi rimedi: così McDonald rivoluziona la propria identità visiva e sostituisce il proprio colore chiave, il rosso, con il verde.
mcgreen
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